domenica 28 febbraio 2016

I Soprano


Abbiamo anche noi il nostro stato, esosamente rentier, che redistribuisce, come tutti gli altri, secondo criteri di classe cioè di mantenimento dello status quo sociale.

Una merce, il suo prezzo e la stessa possibilità che sia progettata e realizzata, oggi dipende parecchio dal costo del sistema paese; da questo punto di vista riattivare un vantaggio competitivo alle merci italiane è cosa lunghissima, si fa molto prima a tagliare sul salario differito-welfare. Più che una soluzione una pezza temporanea.

Sappiamo che il welfare, lungi dall' essere una conquista data, dipende dal tasso di auto-valorizzazione dei capitali già presenti -e dalla qualità delle lotte sociali-, in particolare dal tasso di plusvalore relativo estorto, come si addice alle economie capitalisticamente più mature.  In effetti tanto più succoso e indispensabile diventa l'estrazione di plusvalore relativo tanto più la società borghese italiana, colta nel suo insieme, si mostra poco dinamica quando non addirittura ostile ad un salto di qualità del proprio capitalismo - salto che ovviamente richiede scossoni allo status quo.

mercoledì 24 febbraio 2016

El rentismo bolivariano

lavoro sociale astratto

Il Venezuela vive una durissima quaresima: scarsità alimentare, inflazione nel 2015 al 140%, quota di farmaci al 20% del necessario, PIL in contrazione del 7%, debiti internazionali da pagare quest'anno pari a circa la metà delle riserve totali in valuta, nella capitale il più alto tasso di omicidi al mondo. Una crisi economica e politica in cui il chavismo, erede della tradizione populista-bolivariana che tanto piace in Sud-America, non ci esce proprio bene. Al tracollo delle entrate petrolifere si aggiungono la proliferazione di ampi strati di ceti parassitari e un paternalismo statale che immobilizza lo sviluppo interno della società civile, aspetti che possiamo bene associare, cambiando alcuni termini, al Medio-Oriente ma anche in parte a noi. Segue il primo capitolo di un interessante studio, reperibile in rete, sullo stato-rentier venezuelano scritto appena prima del momento in cui la bonanima di Chavez si apprestava a lasciare i terzomondisti di tutto il mondo in lacrime e orfani del loro leader.---

Dagli anni Venti del secolo scorso si ripete inconfutabilmente che «il Venezuela è, non sappiamo se fortunatamente o disgraziatamente, petrolio». In effetti, questo «è stato, è e, nel futuro prevedibile, continuerà ad essere il tema fondamentale della vita venezuelana». Non c’è alcun aspetto della politica, dell’economia e della società di questo Paese che non sia direttamente o indirettamente condizionato da un fatto così semplice e allo stesso tempo così cruciale. Inoltre, conviene precisare sin d’ora che, nel caso della Repubblica bolivariana, quando parliamo di petrolio non ci riferiamo semplicemente alla risorsa per eccellenza e imprescindibile del modello di sviluppo e di civiltà mondialmente dominante, ma parliamo del maggiore produttore petrolifero dell’emisfero occidentale e tra i primi a livello globale per riserve comprovate, estrazione e capacità esportatrice.

domenica 21 febbraio 2016

La guerra ibrida secondo Putin

Mentre la Turchia pensa ad un intervento di terra, ora che vede scemare la propria influenza sulla vicenda siriana a causa dei bombardamenti russi e delle milizie sciite -che hanno avvantaggiato i curdi e Assad- il generale Jean ci fa un quadro della dottrina, piuttosto adatta al quadro attuale, che costituisce l' ossatura alla base dell'interventismo mostrato da Putin negli ultimi anni. Una lunghissima tradizione imperialista grande-russa, quattro secoli tra zar e stalinismo, supporta una delle potenze nucleari del pianeta che non riesce proprio a digerire il ruolo marginale che le difficoltà economiche le imporrebbero--- .


1. Il Cremlino attribuisce particolare importanza alla sicurezza dell’enorme Federazione. I documenti ufficiali che la regolano sono oggetto di approfonditi dibattiti, non solo alla Duma e ai ministeri degli Esteri e della Difesa, ma anche nell’opinione pubblica. Tale interesse deriva dalla storia, dalla geografia e anche dal senso di frustrazione per la scomparsa dell’impero, con il collasso dell’Urss e la perdita di un quarto del territorio e tre quinti della popolazione. La dottrina militare, elaborata dal Consiglio di Sicurezza della Federazione e approvata per legge su proposta del presidente, è il documento chiave che identifica le minacce, descrive le strategie per fronteggiarle e contiene le direttive a lungo termine sullo sviluppo delle varie componenti – militari e non militari – della sicurezza. La sicurezza non riguarda solo la difesa del territorio, privo di protezioni naturali a ovest, a est e sulla fascia di frontiera a sud, dal Caucaso all’Asia centrale, ma ricchissimo di materie prime. I russi temono che altri paesi complottino per prenderne il controllo. La sicurezza riguarda anche la stabilità del regime politico contro interferenze e destabilizzazioni esterne. Il documento esplicita poi le ambizioni sul rango regionale e mondiale della Russia, cercando di identificare alleati e avversari.

mercoledì 17 febbraio 2016

Il potere alle cose (la fantomatica coscienza di classe 5)


 
L' eccellente osservazione si può declinare a ritroso come l' adolescenza del potere delle cose sugli uomini che continua in forma diversa il potere dell'uomo sull' uomo -il lignaggio, l'autocrazia-, come quest' ultimo a sua volta continuò il dominio della natura su un umanità troppo esposta alle sue variabili. Il dominio si giustappone al dominio precedente, mutuandone o meno alcune forme e figure. Ma nell' ultima più recente forma l' essere sociale il suo potere, che è in definitiva la possibilità consapevole di trasformare  la natura ed organizzarsi per soddisfare i propri bisogni, tendono almeno apparentemente a scomparire.

venerdì 12 febbraio 2016

The big short

« Nulla può quindi essere più sbagliato e assurdo che presupporre, sulla base del valore di scambio,
 del denaro, il controllo degli individui associati sulla loro produzione complessiva”


La finanziarizzazione è strettamente collegata al macchinismo e alle esigenze dell'economia di scala: indebitarsi per ammodernare ed ampliare continuamente gli impianti - cambiando di rimando la forma dell' organizzazione e il comando sul capitale variabile, per acquisire o fondersi con la concorrenza, per ricoprirsi dai chiari di luna del mercato: il capitalista finanziario è servito!

L' enorme montagna dei capitali che partorisce un topolino di plusvalore (l' indicibile plusvalore che idrata le cellule del mostruoso organismo!) subisce una svalutazione sistematica che solo temporaneamente le diverse governance monetarie possono arginare, agendo sul valore internazionale della divisa e sul costo del debito.

giovedì 4 febbraio 2016

La strana parabola dello shale oil


Ciò che efficiente oggi, dal punto di vista del profitto, già domani all'improvviso non lo è più e neanche i soldi a interessi zero dei vari piani TARP possono rianimare un ramo industriale buttato fuori mercato. Ma il capitalismo è così: vive nella crisi la sua normalità e solo così eleva, aggiorna ed affina le tecniche  di estrazione del valore.---


Dire che il 2015 è stato un anno difficile per il settore del petrolio e in particolare per lo “shale oil”, quello estratto dalle sabbie bituminose, è un eufemismo. Per gli Stati Uniti, la rivoluzione promessa, e in buona parte realizzata negli ultimi tredici anni, era di rendere il paese indipendente a livello energetico grazie proprio al petrolio di scisto. Il problema è che ora questa trasformazione si sta capovolgendo a sfavore di alcune imprese e dei loro lavoratori americani.

Il tasso di chiusure delle società che si affidano alla tecnica del fracking infatti è cresciuto drammaticamente; solo negli ultimi sei mesi del 2015 ha portato alla bancarotta o all’amministrazione controllata un terzo degli operatori americani. Le conseguenze più immediate riguardano i lavoratori e le società che restano a fronteggiare la tempesta. Una tempesta perfetta, si è detto, dovuta soprattutto alla caduta dei prezzi del petrolio, ai minimi storici da sedici anni, alla sua sovrapproduzione e alla scarsa domanda delle economie dei BRICS.