domenica 20 gennaio 2019

Sussidi a tutto campo

In attesa che riprenda lo scontro sui dazi  USA-EU, che non mancherà di riaccendersi dopo la tregua Trump-Juncker siglata in agosto, tregua dettata dall' urgenza di badare ad altri fronti, una rappresentanza delle parti trainanti dell' industria europea, cioè quella automobilistica e chimica tedesca, sembra richiedere  segni di svolta nelle linee guida che hanno caratterizzato fino a ieri la politica industriale e commerciale continentale (cioè confacente al modello tedesco).

Si prende atto della persistenza della crisi globale dei profitti, del mutamento di clima politico e si asseconda il diffondersi del protezionismo; siamo vicini alle prossime elezioni dopo tutto. La frenata europea (economica e politica) occorsa nel secondo semestre 2018 era già stata intravista e si chiedono interventi.

Come si leggerà, - l' articolo è di pochi giorni fa, di Jacob Hanke, ma il TDI si è tenuto nel settembre 2018- le problematiche vertono alla fin fine sul ruolo organizzativo-complessivo del ente statuale (che, nel caso comunitario, sembra depotenziato) in merito alle tattiche e strategie che portano - o meno- un' area del sistema-mondo al successo capitalistico. La debolezza della politica imperialista europea  viene fuori tutta, mentre  per i diretti concorrenti si può parlare ad esempio di China complex.---


L'industria tedesca ha lanciato oggi un'importante offensiva per garantire che la prossima Commissione europea prenda una linea più dura sulla Cina. In vista delle elezioni europee di quest'anno, la federazione industriale più influente della Germania chiede a Bruxelles di innalzare le difese dell'UE contro quella che considera una concorrenza sleale da Pechino. Fondamentalmente, il suo piano in 54 punti, ottenuto da Politico ["Politico" è la rivista da cui ho preso questo articolo], cerca un più potente ruolo per l' unità che si occupa della concorrenza nella Commissione Europea, mentre l'UE cerca di combattere le esportazioni sovvenzionate della Cina, la sua sovracapacità industriale e le acquisizioni societarie. Le proposte della Federazione delle Industrie Tedesche (BDI) offrono un segnale che Berlino e l'UE potrebbero gravitare verso una posizione più dura contro Pechino dopo la partenza dal blocco dei 28 del Regno Unito, più favorevole alla Cina.


lunedì 14 gennaio 2019

Black mirror

Sto seguendo la serie tv "Black mirror", ieri sera mi è toccato il secondo episodio della seconda stagione intitolato "Torna da me". La storia è presto detta: due giovani fidanzati inglesi vanno felici  a vivere nella vecchia casa di campagna, abbandonata da anni, dove lui è cresciuto con la madre. Tra le ragnatele, su una mensola, una foto del ragazzo ancora bambino: traendone spunto lui le racconta che l' unica reazione della madre alle morti -avvenute in successione e per motivi diversi- di suo fratello e poi del capofamiglia fu di levare tutte le foto dei deceduti e di portarle mestamente in soffitta.

martedì 1 gennaio 2019

Mi sacrifico per la felicità del genere umano


E' da stamattina presto che leggo riviste e quotidiani e non trovo neanche un articolo di mio interesse, nè  di quelli improntati a una retrospettiva e bilancio del 2018 e neppure tra quelli che ambirebbero a dare anticipazioni su "l' anno che verrà". Sotto traccia, il tema è unico: la valutazione della profondità della crisi del capitalismo globale. Si possono leggere considerazioni sul DEF italiano, sulla trade war o sul rallentamento globale, oppure sul prosciugamento della liquidità sui mercati finanziari, sulla brexit (che pasticcio !) o quelle di Gramsci sul capodanno, ma l' ansia è una sola. In tutto questo considerare e valutare sempre c'è un motivo scatenante, un capro espiatorio da additare, una vittima da compatire. A nessuno viene in mente che non è la musica ad essere stonata, è il pianista che è  preso via, seguendo il suo cuore.

L' articolo sotto, di tono leggero e brillante -ed è per questo che lo pubblico, è intitolato " Viaggio nelle fabbriche cinesi  di Babbo Natale" a firma di Gabriele Battaglia;  il mercato mondiale visto dalla più grande rivendita all’ingrosso di merci a basso costo del mondo. Stupenda la signora Yu, colei che " si sacrifica per la felicità del genere umano".---


I Babbi Natale sono decine, di tutti i tipi: alcuni sono dei manichini di dimensioni umane che si muovono a scatti diffondendo canzoncine natalizie, altri sono invece gonfiabili e più imponenti. Un pupazzo meccanico indossa una giacca di tartan scozzese invece della solita giubba rossa, ma a ipnotizzarmi è soprattutto una composizione corale: da un grande uovo esce Shengdan Lao (Babbo Natale in cinese) e abbraccia un pupazzo di neve con bombetta e mantello che lo aspetta lì fuori. Il tutto grande come un paio di frigoriferi, il tutto gonfiabile, il tutto in loop.
Una cacofonia di Jingle bells si contende lo spazio sonoro con altrettanti adattamenti di Feliz Navidad; sullo sfondo, l’ininterrotto ronzio dei motorini elettrici che gonfiano i Santa Claus pneumatici. Insomma, un baccano pazzesco. Nel negozio della signora Yu Qiaofang non c’è che l’imbarazzo della scelta. Le chiedo come mai tutti i pupazzi abbiano gli occhiali: “Babbo Natale è vecchio e deve indossarli”, mi risponde.
Alla fine ne scelgo uno gonfiabile che, attaccato alla presa di corrente, cresce in pochi secondi fino a un’altezza di due metri e dieci: è come avere in casa Dino Meneghin, largo però come due Bud Spencer. Il mio non ha gli occhiali, ma due occhi sgranati da manga giapponese. Qui tutto si contamina, ma il tocco creativo resta invariabilmente cinese.