In attesa che riprenda lo scontro sui dazi USA-EU, che non mancherà di riaccendersi dopo la tregua Trump-Juncker siglata in agosto, tregua dettata dall' urgenza di badare ad altri fronti, una rappresentanza delle parti trainanti dell' industria europea, cioè quella automobilistica e chimica tedesca, sembra richiedere segni di svolta nelle linee guida che hanno caratterizzato fino a ieri la politica industriale e commerciale continentale (cioè confacente al modello tedesco).
Si prende atto della persistenza della crisi globale dei profitti, del mutamento di clima politico e si asseconda il diffondersi del protezionismo; siamo vicini alle prossime elezioni dopo tutto. La frenata europea (economica e politica) occorsa nel secondo semestre 2018 era già stata intravista e si chiedono interventi.
Come si leggerà, - l' articolo è di pochi giorni fa, di Jacob Hanke, ma il TDI si è tenuto nel settembre 2018- le problematiche vertono alla fin fine sul ruolo organizzativo-complessivo del ente statuale (che, nel caso comunitario, sembra depotenziato) in merito alle tattiche e strategie che portano - o meno- un' area del sistema-mondo al successo capitalistico. La debolezza della politica imperialista europea viene fuori tutta, mentre per i diretti concorrenti si può parlare ad esempio di China complex.---
L'industria
tedesca ha lanciato oggi un'importante offensiva per garantire che la
prossima Commissione europea prenda una linea più dura sulla Cina. In vista delle elezioni europee di quest'anno, la federazione
industriale più influente della Germania chiede a Bruxelles di innalzare
le difese dell'UE contro quella che considera una concorrenza sleale da
Pechino. Fondamentalmente, il suo piano in 54 punti, ottenuto da Politico ["Politico" è la rivista da cui ho preso questo articolo], cerca un più potente ruolo per l' unità che si occupa della concorrenza nella Commissione Europea, mentre l'UE cerca di combattere le
esportazioni sovvenzionate della Cina, la sua sovracapacità industriale e
le acquisizioni societarie. Le proposte della Federazione delle Industrie Tedesche (BDI) offrono un
segnale che Berlino e l'UE potrebbero gravitare verso una posizione più
dura contro Pechino dopo la partenza dal blocco dei 28 del Regno Unito, più favorevole
alla Cina.