Pescato stamane dal sito dell' ISPI, un articolo-quadro sul rompicapo siriano in cui alcune grandi potenze globali (USA, paesi europei di tradizione coloniale ) si muovono manifestamente a casaccio, sorpassate in capacità di iniziativa da medie potenze locali in lotta fra loro per la supremazia regionale. Fa caso a sè l' interventismo del muscolare zar di tutte le russie.
Il concetto di imperialismo unitario, causa e non effetto della globalizzazione capitalistica, quando indossa i panni della congiuntura particolare si dissimula nelle varie volontà di potenza dei diversi attori, portatori di contrapposti interessi economici ed ideologici che insistono su una determinata area.
Il Medio Oriente a volte appare come "waste land" ma anch' esso, una volta che è "messo a lavoro", cioè a profitto, in altre parole spremute le risorse naturali e soprattutto quelle umane delle masse diseredate, produce una ricchezza su cui tutti coloro che aspirano al dominio vogliono mettere le mani. ---
Per i più ottimisti, quelli che pensavano che l’Iran deal avrebbe portato la soluzione per ogni male del Medio Oriente, la doccia fredda è arrivata subito. È arrivata in Siria, dove col rafforzamento dell’Iran, la disperazione del regime e le accentuate insicurezze saudite, le cose non si sono affatto risolte. Anzi, si sono complicate. La verità, semmai, è che l’Iran deal ha incrementato gli incentivi delle potenze regionali per continuare il conflitto. Teheran, forte di una rinnovata posizione internazionale e di centinaia di miliardi in arrivo nel suo budget sfiancato, non vede alcun motivo per smettere proprio ora di combattere. Se prima poteva ottenere 10, ora può ragionevolmente sperare di ottenere 100. Dall’altra parte, i sauditi e i loro alleati del Golfo hanno visto poche firme su un trattato spazzare via la loro tranquilla egemonia regionale. Dopo aver sgominato la minaccia dei Fratelli Musulmani in Egitto ora l’Iran si affaccia come un pericolo ben maggiore al quale non si può più concedere niente. Se prima in Siria sarebbero stati disposti, forse, a concedere 5 per ottenere 10, ora che ai loro occhi l’Iran ha ricevuto 100 dall’Occidente non gli si può più concedere niente. Da nessuna parte. In Yemen e, soprattutto, in Siria.