sabato 24 novembre 2018

La diplomazia delle cannoniere

Update sulla trade war, il pezzo sotto ne illustra le ultime novità. Dall' articolo emerge chiaramente quanto i rapporti inter-imperialistici si animino parecchio quando in ballo c'è il primato tecnologico, cioè il plusvalore nella sua forma meno contendibile dalla concorrenza: quella relativa. Inoltre si coglie, fra le righe e in una certa misura, la sensazione per gli USA di essere sotto attacco, sensazione che viene da decenni periodicamente alimentata. Questo è quanto, così vanno ad incontrarsi Trump e Xi nel fine settimana prossimo al G20 di Buenos Aires.---

Ulteriore aggiornamento del 9 Dic: la cena tra Trump e Xi-Jinping di sab 1, alla cui fine è stata annunciata la tregua di 90  giorni per trovare un accordo sui dazi, era un coup de theatre visto che poche ore prima era stata arrestata in Canada la vice presidente, e figlia del fondatore, di Huawei tecnologies, arresto effettuato su spinta americana, il pretesto è l' aver scavalcato l' embargo di tecnologie americane verso l' Iran attraverso una triangolazione con al centro Huawei appunto. Mala tempora currunt !

L'ultima Guerra dell'Oppio è finita 176 anni fa, ma Pechino ricorda bene la battaglia, in particolare l'inclinazione dell'occidente per la diplomazia delle cannoniere. I ricordi della coercizione e dei blocchi occidentali hanno già spinto la Cina a rafforzare la marina del paese e ad adottare misure aggressive nel Mar Cinese Meridionale per soddisfare due dei suoi imperativi strategici prioritari: prevenire qualsiasi invasione sulla costa orientale e assicurare le rotte commerciali marittime.


lunedì 12 novembre 2018

Gli ultimi apologeti



I cinesi sembrano gli ultimi apologeti della globalizzazione nella versione win-win, nel mentre brexit, il sovranismo europeo, il Brasile, quel che può il Giappone e in particolare la politica trumpiana -che mira a mantenere l' egemonia con il minimo  di  manutenzione ordinaria riducendone al contempo i costi- rimandano ad un ripescaggio della economia inter-nazionale a guida geopolitica.

Sicuramente dopo gli anni dei G8 e G20 post-2008, quando nulla è successo rispetto all' aspetto finanzario della crisi, si è preso atto dell' impossibilità di una politica collegiale che controlli e contenga le interconnessioni e le scorribande dei flussi finanziari globali. Un intervento auspicato ma totalmente onirico all' interno della accesissima competizione  per l' accaparramento di quote di quel  plusvalore prodotto -con sempre maggior difficoltà- sul pianeta. Capitalismo come lotta fra capitali contrapposti.

La crisi persiste neanche tanto sotto pelle, nonostante gli USA in particolare abbiano imbroccato un ciclo espansivo ma difficile da stabilizzare (cruciale sarà il soft-landing monetario) e ancora più da far ricadere ai piani bassi dell' edificio sociale. Per il resto del capitalismo maturo qualche punto base di  crescita del PIL non è che un cerotto messo a tappare un' emorragia, a frenare le paure di ceti medi terrorizzati di vedersi tolti gli agi residuali, una rimanenza di distinzione da un proletariato che è rimasto nell' indigenza e nella disoccupazione. Vanno ancora a votare, pensando solo ai torti subiti. L' ironia è che tutto sommato si va avanti per ora quietamente.

Ma torniamo al Celeste Impero e al suo mastodontico progetto infrastrutturale BRI. Un progetto che tutti accreditano come la prosecuzione delle politiche export oriented che hanno fatto della Cina la fabbrica del mondo.  Invece mi pare che sia via via sempre più un progetto che ha un impronta di natura geopolitica. Ma in fondo che differenza fa, l' imperialismo è uno e trino.

"L’Europa e la Cina, già dieci anni fa, avevano lo stesso problema, quello di avere sistemi economici basati sulle esportazioni. La dirigenza cinese, più intelligente, flessibile e illuminata, ha sempre avuto piena consapevolezza della fragilità di un modello di questo tipo, ha ancora tirato la corda per qualche anno per sistemare le sue cose e poi ha avviato un processo di ribilanciamento dalle esportazioni ai consumi che ha ridotto il suo surplus delle partite correnti a un modesto 1.2 per cento." Le dinamiche che spingono verso la terziarizzazione sono sostenute, incentivate e per quanto possibile accelerate.

E allora perchè perseguire questo gigantesco progetto -nonostante l' aria di recessione tiri anche da loro- a partire proprio dal 2015, quando la fuoriuscita contemporanea di masse di capitali esteri provocò un mezzo crash finanziario ? La dirigenza cinese  ha chiaramente tutta l'intenzione di bypassare il controllo americano sulle rotte commerciali del sud-est asiatico, raddoppiandole via terra, e di attrarre nella propria sfera finanziaria tutta l' area interessata dai flussi, così assicurati, delle proprie merci e delle varie supply chain, comprese le forniture di competenze, beni e materie prime. Una visione di lungo periodo che sembra non aver paura di affrontare quel vasto e instabile insieme di scacchieri. Un atteggiamento che non mancherà di essere confrontato con quello americano.---


In un arco temporale di soli trent’anni, con un modello di crescita basato sui suoi vantaggi comparati e fortemente vocato agli investimenti e alle esportazioni, la Cina è stata protagonista di un rapido sviluppo da paese agricolo povero a potenza industriale globale, diventando nel 2010 la seconda economia del pianeta. Dopo la crisi finanziaria internazionale del 2008, tuttavia, e di fronte alla frenata dell’economia globale, molti paesi, compresa la Cina, hanno cercato nuove soluzioni per stimolare o sostenere la crescita. In effetti, in un mondo post-Trump e post-Brexit nel quale l’America e il Regno Unito stanno entrambi – concretamente o simbolicamente – puntando a sganciarsi dalla globalizzazione, l’aspettativa diffusa è che Pechino svolga un ruolo più importante nell’economia globale. L’economia cinese oggi vale qualcosa come 12.000 miliardi di dollari, e negli ultimi anni ha contribuito a circa un terzo della crescita economica mondiale.

sabato 3 novembre 2018

Gli amici del padrone

Le dinamiche che inverano la presunta necessità di funzioni improduttive e classi intermedie sono qui ben illustrate. Si parte per ottimizzare ogni minimo aspetto e superare ogni criticità inerente al completamento del ciclo della valorizzazione e si finisce per invitare al brunch i propri parassiti mettendo nel menù come piatto principale la linfa vitale: il profitto. 

Bisogna aggiungere che in ogni caso il salario giusto, per un padrone, rimane  sempre quello mediamente  più basso e che l' accrescersi della produttività non ricadrebbe comunque in maniera spontanea ad ingrassare le buste paga.---