«Se il credito appare come la leva principale della sovrapproduzione e della sovraspeculazione nel commercio, ciò avviene soltanto perchè il processo di produzione, che per sua natura è elastico, viene qui spinto al suo estremo limite, e vi viene spinto proprio perchè una gran parte del capitale sociale viene impiegato da quelli che non ne sono proprietari, i quali quindi agiscono in tutt’altra maniera dai proprietari, i quali, quando operano personalmente, hanno paura di superare i limiti del proprio capitale privato... Il sistema creditizio affretta quindi lo sviluppo delle forze produttive e la formazione del mercato mondiale, che il sistema capitalistico di produzione ha il compito storico di costituire, fino a un certo grado, come fondamento materiale della nuova forma di produzione. Ma il credito affretta al tempo stesso le eruzioni violente di questa contraddizione, ossia le crisi e quindi gli elementi di disfacimento del vecchio sistema di produzione» (Il Capitale III)
Karl Marx, nel terzo volume de Il Capitale, immagina una situazione astratta, con un metodo per lui usuale, in cui la produzione di merci sia interamente avviata a debito e dove quindi il capitalista produttivo (industriale o agricolo) non abbia un proprio capitale da investire : si pongono qui le figure contrapposte dell' imprenditore e del banchiere ove il capitalista produttivo contrarrà un debito con il capitalista monetario che riceverà un certo saggio di interesse in cambio del prestito erogato.