lunedì 29 ottobre 2018

Le virtù dell' ignoranza





La classe intellettuale è adusa a interloquire solo tra sè e sè, avendo smesso da lungo tempo di interrogare la realtà, il più delle volte perchè troppo contraddittoria e paradossale per dei parametri dove tutto deve tornare liscio, senza vere pietre d' inciampo, riformabile.
Eppure anch'io, che contesto che un marxista possa essere un uomo di cultura, conosco la gioia che deriva dall effimero potere che dà l' aver afferrato saldamente un pezzetto significativo della mia e nostra realtà: oggi come ieri sfuggente, estranea, ostile.--- 


Quel che non si può misconoscere, invece, è il fatto che le due -che lo spirito illuministico volle strettamente legate, da Kant fino a Freud, son venute ormai separandosi nelle cose. Non é lecito invocare la Kultur contro la Zivilisation: il gesto imprecatorio, le formule esaltatrici della Kultur contro la società di massa, il diligente consumo di beni culturali a conferma del proprio gusto superiore nell’arredamento dell’ anima — tutto ciò precisamente é indissolubile da quel che la civiltà nostra ha di disgregato e disgregante. L’ invocazione della Kultur e' impotente.
Ma altrettanto vero e' che l' attivita' dell’incivilimento, come produzione e uso coltivato di meri oggetti strumentali e per di più spesso superflui, si e' resa ormai fine a se stessa in misura intollerabile, e che gli uomini non sono più o quasi piu' padroni di quest’apparato, ma suoi funzionari, ovvero consumatori coatti di quel che esso produce. Ma sarebbe falso arrestarsi a questa riflessione.

martedì 9 ottobre 2018

Oktoberfest

Ma che c'è sotto ?
Altra puntata della guerra in Europa, stavolta nella ricca Baviera, laboratorio politico e insieme terra di frontiera. Devo dire che mie fonti dirette descrivono una realtà locale molto meno disastrata di come appare nell' articolo, invece sono piuttosto in convergenza con l' autore quando il discorso va ad esaminare le magagne di ritorno del troppo celebrato  modello capitalista tedesco.---

La crepa profonda che minaccia l'Unione europea non sta sulla Manica per via della Brexit, e tantomeno nella dissidenza dei Paesi del Gruppo di Visegrad. Il governo giallo-verde dell'Italia e' solo un fastidioso foruncolo da schiacciare con lo spread. Il vero terremoto per l'Europa potra' scatenarsi dal cuore industriale della Germania, dalla Baviera: qui vengono al pettine i nodi irrisolti dall'Unione, innanzitutto l'immigrazione incontenibile che ha gia' squassato l'Italia. Ha destabilizzato l'area piu' ricca della Germania, cosi' come la poverta' nei Lander orientali sta polarizzando il consenso verso formazioni xenofobe e sovraniste. Un assetto sociale rigido, incapace di farsi concavo di fronte all'ingresso imprevisto di migliaia di stranieri, va in frantumi. Anche le soluzioni meccaniche messe in campo di recente dal governo federale, con l'aumento del salario minimo dei lavoratori precari, sono state bilanciate dalla riduzione delle ore lavorate. La locomotiva politica, prima ancora economica dell'Unione, e' cosi' dilaniata al suo interno, con un progressivo disfacimento del consenso verso i suoi due pilastri politici tradizionali, la Cdu-Csu e l'Spd. Un processo che ha gia' colpito un po' tutte le famiglie politiche europee che hanno rappresentato il pilastro del secondo dopoguerra. Le elezioni bavaresi del prossimo 14 ottobre segneranno comunque la fine dell'era Merkel, gia' messa a dura prova dai deludenti risultati elettorali del settembre 2017. C'e' in gioco assai piu' della continuita' politica che i suoi governi hanno assicurato attraverso le grandi coalizioni con i Socialdemocratici, messe in piedi a partire dal 2005. Ci si divide su tre temi, e sulle le rispettive polarita': integrazione/identita'; accumulazione finanziaria/sostenibilita' ambientale; lavoro regolamentato/precarizzazione sociale. In Baviera, i sondaggi ormai consolidati sono impietosi nel prevedere che la Csu perdera' per la prima volta dal 1962 la maggioranza assoluta dei seggi del Langstad, dopo aver governato ininterrottamente dal 1946. Rispetto al 2013, passerebbe dal 47,7% dei voti al 33%%; i Verdi aumenterebbero nettamente il consenso passando dall'8,6 al 18%; i Socialdemocratici dimezzerebbero i loro voti passando dal 20,6 all'11%. L'Fpd, il partito liberale, invece, e' accreditato appena del 6%, rispetto al 3,3% della precedente tornata. L'AfD, il partito che raccoglie le tendenze xenofobe e sovraniste e che tanto preoccupa tutti per il crescente consenso che riesce ad aggregare, si fermerebbe al 10%.