La classe intellettuale è adusa a interloquire solo tra sè e sè, avendo smesso da lungo tempo di interrogare la realtà, il più delle volte perchè troppo contraddittoria e paradossale per dei parametri dove tutto deve tornare liscio, senza vere pietre d' inciampo, riformabile.
Eppure anch'io, che contesto che un marxista possa essere un uomo di cultura, conosco la gioia che deriva dall effimero potere che dà l' aver afferrato saldamente un pezzetto significativo della mia e nostra realtà: oggi come ieri sfuggente, estranea, ostile.---
Quel che non si può misconoscere, invece, è il fatto che le due -che lo spirito illuministico volle strettamente legate, da Kant fino a Freud, son venute ormai separandosi nelle cose. Non é lecito invocare la Kultur contro la Zivilisation: il gesto imprecatorio, le formule esaltatrici della Kultur contro la società di massa, il diligente consumo di beni culturali a conferma del proprio gusto superiore nell’arredamento dell’ anima — tutto ciò precisamente é indissolubile da quel che la civiltà nostra ha di disgregato e disgregante. L’ invocazione della Kultur e' impotente.
Ma altrettanto vero e' che l' attivita' dell’incivilimento, come produzione e uso coltivato di meri oggetti strumentali e per di più spesso superflui, si e' resa ormai fine a se stessa in misura intollerabile, e che gli uomini non sono più o quasi piu' padroni di quest’apparato, ma suoi funzionari, ovvero consumatori coatti di quel che esso produce. Ma sarebbe falso arrestarsi a questa riflessione.