domenica 8 novembre 2015

Politiche monetarie divergenti


Da un punto di vista economico, l’imperialismo è l’appropriazione sistematica di valore internazionale.

Secondo svariate analisi sulle prossime mosse della guerra valutaria in atto tra banche centrali (le cosiddette politiche monetarie diverging) parrebbe che oramai ci siamo: dopo il dato USA di ieri l'altro sulle buste paga non-agricole, molto superiore alle attese (e al netto della cronica imprecisione previsionale dell' agenzia che gestisce le rilevazioni statistiche), la Federal Reserve si preparerebbe alla stretta monetaria annunciata più volte. Solo in pochi sono rimasti a sostenere il prolungamento delle politiche accomodanti da parte della più potente banca centrale del mondo, comunque andrà è certo che ce lo piglieremo in quel posto. Semmai sarà più interessante stabilire quanto saranno conflittuali, più che divergenti, le scelte che faranno i vari board nei prossimi mesi. Americani, cinesi, europei e giapponesi sono tutti in fasi diverse del ciclo economico rispetto alla permanenza della crisi sistemica dei profitti e conseguentemente dovranno operare in maniera opposta. 


I primi dovranno cavalcare l'onda del rialzo dei tassi che riporterà flussi di capitali e di prestigio alla divisa -capitali e prestigio necessari a 1) sostenere la ripresa e invertire i flussi monetari ora in uscita ad uso del carry trade 2) riaffermare che il dollaro è la valuta forte par excellence degli scambi e dei debiti internazionali -e non ce ne è un'altra-, l'unico porto sicuro in tempi di burrasca. A mio avviso un rialzo dei tassi USA può darsi che scatenerà un altro piccolo terremoto valutario nell estremo oriente come a fine 2014 (compresi i paesi Far East alleati a contenimento dell'espansione economica cinese) e nei paesi latino americani che emettono bond negoziati in dollari (Cile e Argentina in particolare sono a rischio): tutto ciò è fonte di indecisione per la Yellen e soci, anche se ripetono che loro guardano esclusivamente allo stato di salute degli States. Ci mancherebbe altro! Eppure ancora una volta il Capitale che ha base sociale negli Stati Uniti si dimostra quello che ha più abitudine storica a muoversi in ottica globale.

La Cina è alle prese con un cambio di qualità capitalistica (altro che socialismo) della propria società civile e delle sue strutture economiche, come sempre la risorsa prima da puntellare e incentivare è il mercato interno, l'aspetto forse più governabile,  dove per mercato interno si intende il proprio territorio e pure quello estero dove però i propri denari e merci sono indispensabili, quindi tutta la vasta area prossima ai confini fino all' Africa sub equatoriale. A tal fine i vari tentativi di affrancarsi dal signoraggio del dollaro continueranno, imponendo (sorry: ponendo, visto il low profile che caratterizza l'imperialismo cinese) sempre più lo yuan come divisa di riferimento nei loro colossali accordi internazionali. Mercato mondiale integrato o no, il Celeste Impero -e la sua moneta- non può essere messo in un angolo ( FMI, TPP) altrimenti farà, come sta già facendo, tutto il necessario perchè anche il rapporto che la propria moneta instaura con le altre rifletta in pieno la propria potenza, la propria imprescindibilità.

La BCE è alle prese con una situazione molto poco florida e di difficile lettura: dall' area euro arrivano in continuazione dati mixed (una news buona, una no) , la Germania sta rallentando molto , mentre vanno meglio alcuni paesi periferici (Spagna), complessivamente alcuni rami d'industria tirano, altri sono ancora a terra. Probabilmente  anche il tasso di sconto (cioè l'interesse a cui le banche primarie si prestano il denaro fra loro e a cascata a tutto il circuito del credito) diverrà negativo nel tentativo di imporre un trasferimento del credito a buon mercato verso le attività produttive, nel tentativo di risolvere quello che rimane il primo problema e così generare un pò di quella inflazione per ora assente.

Excursus: Draghi si starà mordendo le mani per l'occasione persa dall' euro di diventare divisa internazionale veramente concorrenziale al dollaro nelle operazioni di imperialismo finanziario, un euro superato in quantità dallo yuan nel trade finance. Romano Prodi ha sugellato la faccenda di recente con questa battuta: "Guardi io vado in Cina domani e poi ritorno che faccio l’ ultima lezione alla CEIBS poi passo nel board della scuola. Quando ho cominciato, sei-sette anni fa, tutti mi chiedevano di insegnare sull’Europa. Adesso non interessa niente a nessuno. Queste sono cose impressionanti. Capisce? " Il modello capitalista europeo è sempre più svalutato, come l'euro.

La stagnazione del modello capitalistico giapponese sembra sempre più secolarizzata, a fronte delle sollecitazioni -anche militari- del colossale vicino cinese. Continueranno gli stimoli, anche aggirando - sul fronte politico- la costituzione "pacifista" del secondo dopoguerra e riformando l' intelligence (" il nuovo Giappone, ad oggi, è definito dalla Legge sulla Sicurezza"): accelerare il riarmo interno e presidiare gli snodi strategici sulle rotte di input ed output commerciali, una carta che è sempre sul tavolo di ogni potenza capitalista.

Tutti sono legati uno all' altro, ognuno gioca per sè e contro tutti: se non è multilateralismo questo!


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