La macchina ha gettato a terra il conducente,
e corre cieca nello spazio.
Argomento centrale dell' epoca di fronte al quale la critica sociale è rimasta impigliata è quello di cui ci parla il novecentesco Marcuse in queste righe. La servitù volontaria a cui volentieri ogni giorno ci pieghiamo e a cui ci siamo piegati in ogni epoca -ma oggi parrebbe, in momento di attacco diretto alle condizioni di sussistenza, con più zelo- è mimesi delle concrete condizioni di lavoro che inglobano e al contempo producono una reiterazione conforme alle condizioni stesse su ogni scala. La radice, per l' uomo, è l' uomo stesso, ovvero quello che fa nel modo in cui lo fa. Queste condizioni sono oggi ovunque grandemente, ma forse non abbastanza, informate dall' automazione macchinica. Essa pone e presuppone una sua propria storica razionalità che si installa e si riproduce come struttura logica di tipo unidimensionale -che nel linguaggio dei francofortesi significa in assenza di una propria negazione determinata-, al cui fondo l' autore ci invita ad immergersi e a fare propria, unico modo per non subirla a priori. Il risultato del processo è "la società senza opposizione". Vediamo il primo di alcuni passaggi di questo processo.---
L'analisi è centrata sulla società industriale avanzata, in cui l'apparato tecnico di produzione e di distribuzione (con un settore sempre piú ampio in cui predomina l'automazione) funziona non come la somma di semplici strumenti, che possonoessere isolati dai loro effetti sociali e politici, ma piuttosto come un sistema che determina a priori il prodotto dell'apparato non meno che le operazioni necessarie per alimentarlo ed espanderlo. In questa società l'apparato produttivo tende a diventare totalitario nella misura in cui determina non soltanto le occupazioni, le abilità e gli atteggiamenti socialmente richiesti, ma anche i bisogni e le aspirazioni individuali.
In tal modo esso dissolve l'opposizione tra esistenza privata ed esistenza pubblica, tra i bisogni individuali e quelli sociali. La tecnologia serve per istituire nuove forme di controllo sociale e di coesione sociale, più efficaci e più piacevoli. La tendenza totalitaria di questi controlli sembra affermarsi in un altro senso ancora — diffondendosi nelle aree meno sviluppate e persino nelle aree preindustriali del mondo, creando aspetti simili nello sviluppo del capitalismo e del comunismo. [ieri l' URSS, oggi la Cina]
Di fronte ai tratti totalitari di questa società, la nozione tradizionale della "neutralità" della tecnologia non può più essere sostenuta. La tecnologia come tale non può essere isolata dall'uso cui è adibita; la società tecnologica è un sistema di dominio che prende ad operare sin dal momento in cui le tecniche sono concepite ed elaborate. Il modo in cui una società organizza la vita dei suoi membri comporta una scelta iniziale tra alternative storiche che sono determinate dal livello preesistente della cultura materiale ed intellettuale. La scelta stessa deriva dal gioco degli interessi dominanti. Essa prefigura modi specifici di trasformare e utilizzare l'uomo e la natura e respinge gli altri modi. È un "progetto" di realizzazione tra altri.Ma una volta che il progetto è diventato operativo nelle istituzioni e relazioni di base, esso tende a diventare esclusivo e a determinare lo sviluppo della società come un tutto.
Come universo tecnologico, la società industriale avanzata è un universo politico, l'ultimo stadio della realizzazione di un progetto storico specifico, vale a dire l'esperienza, la trasformazione, l'organizzazione della natura come un mero oggetto di dominio. Via via che il progetto si dispiega, esso plasma l'intero universo del discorso e dell'azione, della cultura intellettuale e di quella materiale. Entro il medium costituito dalla tecnologia, la cultura, la politica e l'economia si fondono in un sistema onnipresente che assorbe o respinge tutte le alternative. La produttività e il potenziale di sviluppo di questo sistema stabilizzano la società e limitano íl progresso tecnico mantenendolo entro il quadro del dominio La razionalità tecnologica è divenuta razionalità politica.
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