Dal sito dell' economista "marxista" Michael Roberts, per fortuna trovato già tradotto, il resoconto delle conflittualità sottotraccia che traspaiono e che tengono in scacco la classe politica mondiale, a livelli che sfiorano, come qui illustrato, il cinema di Bunuel---
La riunione di fine settimana (4-5 settembre) dei capi di Stato delle prime 20
economie del mondo (G20) che si è svolta nel resort cinese di Hangzou,
ha concluso che l'economia globale si trova ancora nei guai. Il Fondo
Monetario Internazionale (IMF) aveva calcolato che il 2016 sarà il
quinto anno consecutivo in cui la crescita globale sarà il 3,7% al di
sotto della media registrata nel periodo fra il 1990 ed il 2007. E
poco prima del vertice del G20, l'IFM ha presentato una relazione che
prevede una crescita ancora più lenta di quella prevista:
«I
dati ad alta frequenza indicano una crescita meno accentuata per
quest'anno, soprattutto nelle economie avanzate del G-20, mentre
l'andamento dei mercati emergenti è più vario».
E continua:
«La prospettiva globale resta sottotono, con dinamiche di crescita a
lungo termine sfavorevoli e disparità dei redditi nazionali che si
aggiungono alle sfide che i responsabili politici sono chiamati ad
affrontare. I recenti sviluppi - che includono un'inflazione molto
bassa, insieme al rallentamento nella crescita degli investimenti e del
commercio - confermano ampiamente il ritmo modesto dell'attività globale.
Il declino degli investimenti è stato aggravato dalle interferenze del
debito nel settore privato e dai problemi di bilancio del settore
finanziario in molti paesi, dalla tendenza al ribasso della crescita
della produttività, e dal peso dei fattori demografici sulle prospettive
di crescita a lungo termine, e gli incentivi all'investimento si sono
ridotti ulteriormente nonostante i minimi storici dei tassi di
interesse. Un periodo di bassa crescita che ha estromesso molti
lavoratori a basso reddito ha fatto crescere la preoccupazione per la
globalizzazione ed ha peggiorato il clima politico per le riforme.
Continuano a dominare i rischi al ribasso».
Il direttore del IMF, Christine Lagarde, ha scritto sul suo blog che: "La debole crescita globale che interagisce con la crescente
disuguaglianza sta alimentando un clima politico in cui le riforme sono
in stallo ed i paesi ricorrono a politiche isolazioniste. In un ampio
spaccato che comprende le economie avanzate, i redditi di quel 10% che
si trova al vertice si è incrementato di circa il 40% negli ultimi 20
anni, mentre è cresciuto solo in maniera assai modesta il reddito di chi
si trova sul fondo della scala sociale. L'ineguaglianza si è
incrementata anche in molte economie emergenti, sebbene l'impatto che
questo ha avuto sui poveri sia stato compensato da una forte crescita
del reddito generale."
Bassa crescita, alto debito, debole produttività e crescente
disuguaglianza: è questa la storia dell'economia mondiale a partire
dalla fine della Grande Recessione del 2009. Cosa ha suggerito
l'IMF ai leader del G20 come via d'uscita da questa attività depressa?
In primo luogo, più supporto alla "domanda". Ma la politica monetaria
(un tasso di interesse a zero o negativo e stampare moneta) non sta
funzionando. Così è stato "il momento di aumentare gli investimenti
pubblici e di migliorare le infrastrutture". Ma il mondo ha bisogno di
più 'riforme strutturali' di tipo neoliberista, come la
deregolamentazione dei mercati del lavoro e dei prodotti, riducendo i
regimi pensionistici ecc., al fine di aumentare la redditività. Ma ci
dovrebbe essere anche meno ineguaglianza per mezzo di sussidi di base
più alti ed una maggiore formazione per i lavoratori a basso reddito.
Quindi ci vuole più globalizzazione, più commercio mondiale, più riforme
neoliberiste e meno disuguaglianze. Mettete d'accordo tutte queste
cose! Un'idea che ha dominato la riunione del G20 è stato il
bisogno di aumentare il commercio mondiale e di supportare la
"globalizzazione". Come ha spesso segnalato questo blog, la crescita del
commercio mondiale è stata nefasta ed è una grande caratteristica della
Lunga Depressione a partire dal 2009.
Ma la cosa peggiore per il capitalismo globale, e per l'imperialismo
americano in particolare, è stato un trend di crescita lontano dalla
"globalizzazione" (libero commercio di beni, servizi e flussi di
capitale per le grandi imprese). Gli accordi commerciali
dell'Organizzazione Mondiale per il Commercio sono bloccati e i
mega-accordi regionali come il TTP ed il TTIP si trovano in serio
pericolo. Dovunque, i governi sono sotto pressione per bloccare
ulteriori accordi, e perfino per annullarli (ad esempio, Trump sul
NAFTA). Così Lagarde ha chiesto un rinnovato sostegno alla
globalizzazione e all'era neoliberista che si trova ora sotto attacco. I
cinesi erano particolarmente preoccupati in quanto la crescita del
commercio globale è vitale per le loro esportazioni, per il loro modello
economico basato sugli investimenti. Il presidente cinese Xi Jinping è
stato chiaro nel suo appello ad un più ampio commercio ed
investimento: «Noi dovremmo trasformare il gruppo G20 in una squadra
d'azione, anziché un "talk shop"» [caustico il cinese!]. Nel frattempo, l'ottimismo
riguardo ad un'adeguata ripresa economica rimane. Gawin Davies
[economista capo della Goldman Sachs] sul Financial Time ha sostenuto
recentemente che la sua agenzia di previsioni Fulcrum sta trovando il
modo per una ripresa del mondo economico. Tuttavia questo fine settimana
è stato un po' meno ottimista.
«Nel mese di agosto, non abbiamo ricevuto alcuna conferma che una
ripresa ciclica stia acquistando slancio. Ma non c'è stato neppure un
declino significativo nell'attività: la giuria è ancora al lavoro».
All'inizio
di quest'anno, molti economisti ufficiali avevano previsto che la Cina
ed altre economie "emergenti" stavano andando a rotoli e che avrebbero
trascinato con loro tutto il resto del mondo. Non ero d'accordo allora.
L'ottimismo per il recupero passa agli Stati Uniti ed anche all'Europa. Ad
ogni modo, via via che arriviamo all'ultima parte del 2016, è diventato
chiaro che l'economia degli Stati Uniti ha rallentato ancora di più e
che l'Europa difficilmente ha raggiunto una ripresa. Perciò ora
l'ottimismo è tornato indietro sulle maggiori economie emergenti. Come
scrive oggi la società di consulenza finanziaria inglese Deloitte:
«La
tendenza al ribasso per il mercato emergente sembra abbia fatto il suo
corso. Ci si aspetta che nel 2017 la crescita acceleri ampiamente. Per
l'India si prevede nel prossimo anno una crescita del 7,6%, il più
rapido tasso di crescita in una grande economia. Ci si aspetta che
Brasile e Russia possano emergere dalla recessione. Ci si attende un
rallentamento della crescita cinese, ma la previsione di un 6,2% per il
2017, sarebbe ancora di gran lunga maggiore delle media globale.
Fondamentalmente, si è attenuato il rischio di un "brutto atterraggio"
cinese».
Quindi siamo di nuovo tornati al futuro con i cosiddetti BRICs che guidano il cammino fuori dalla depressione. Staremo a vedere. Parlando
di ritorno al futuro, uno dei più grandi appelli alla politica da parte
degli economisti ufficiali, è stato quello rivolto ai governi per il
rilancio della spesa per le infrastrutture (costruire strade, ferrovie,
ponti, centrali elettriche, telecomunicazioni, ecc.) per spingere le
economie. Finora, tutto questo è stato largamente ignorato dai governi
che cercano di tagliare i deficit di spesa per mezzo di riduzioni negli
investimenti statali o nei livelli di debito pubblico. L'ultimo appello su questo fronte è arrivato dagli economisti australiani della Macquarie. Perché non colonizzare Marte?
«Non è così folle come sembra », scrivono Viktor Shvets e Chetan Seth.
«Un gigantesco programma di colonizzazione di Marte creerebbe una vasta
industria ad alta intensità di capitale che abbraccerebbe tutto il
mondo, creerebbe posti di lavoro, e risolverebbe i problemi di
produttività dell'economia globale».
Vedete, l'economia
mondiale non sta crescendo ad un tasso sufficiente a causa del "calo dei
rendimenti degli investimenti". Perciò quel che dobbiamo fare è avviare
un enorme programma governativo per colonizzare Marte, simile al
programma spaziale avviato sotto Kennedy negli anni 1960 che ci ha fatto
atterrare sulla Luna. È interessante notare che gli economisti della Macquarie non sono
interessati ad un programma globale di investimenti per aiutare lo
sviluppo dei poveri del mondo; per aiutare a risolvere il disastro
ambientale globale o per aumentare istruzione, salute ed infrastrutture
nei paesi più poveri della Terra. No, questo non è altrettanto utile
(redditizio) quanto investire in un altro pianeta per ottenere un
ritorno sugli investimenti. La soluzione Macquire è il massimo in
termini di politica economica keynesiana (a corto di "keynesismo di
guerra"). È l'idea che ci sia abbondanza di capitale disponibile ma
nessuna "opportunità di investimento" a causa della mancanza di domanda.
Perciò la guerra o lo spazio possono offrire una via d'uscita. Gli
economisti della Macquarie pensano che l'enorme iniezione di denaro e
di credito nelle attività finanziarie, che ha spinto i tassi di
interesse a zero o al di sotto, è ciò che ha creato scarsi rendimenti.
Ma quella degli scarsi rendimenti sul capitale, generati da troppo
capitale, è una teoria marginalista neoclassica (mantenuta da Keynes).
Significa confondere il capitale "fittizio" con il capitale produttivo. Il
punto di vista marxista è differente. L'investimento produttivo non
avviene a causa di "troppo capitale e scarsa domanda", ma a causa di
poco plusvalore o di scarsa redditività del capitale produttivo. E la
bassa redditività non verrà migliorata attraverso la spesa governativa
nel programma spaziale. Al contrario. Negli anni 1960, il programma
spaziale era accessibile grazie all'alta (non alla bassa) redditività
nel settore capitalista [perchè c'era un altro settore?]. Per cui poteva essere affrontata la spesa
improduttiva, che sviluppa indubbiamente nuova tecnologia ed occupazione
per molti. Oggi è il contrario. Non c'è via d'uscita che passa per
Marte.
Non v'era bisogno dei canguri australiani per ipotizzare una colonizzazione di Marte.
RispondiEliminaPersonalmente sono circa dieci anni che lo affermo pure io. Inascoltato !
Solo che io ho sempre aggiunto l'ipotesi che su Marte ci fossero enormi Vermoni, dai quali ricavare Plus valore.
O parimenti creare nuove Mayflowers,con cui inviare flotte di galeotti che sterminino i Vermoni e poi ricominciare un nuovo ciclo delinquenziale confortato da una nuova religione in cui ci sia sempre un Dio è con noi!
Sarà per questo che sono stato ignorato ?
Bah!
caino
secondo me Krugman (un altro che accarezzava l'idea della guerra tra mondi et similia) t' ha copiato paro paro zitto zitto
RispondiEliminaCarissimo,
RispondiEliminanon so se sia possibile risalire chi manda i post, da parte del Blog-master.
Ho già visto in passato , qualcuno, che mi copia lo pseudonimo di "caino".
In tutti i casi quello affermato dallo pseudo -caino di cui sopra, l'ho scritto in passato su altro Blog, tempo fa.
Altri contesti ,però.
Comprendo di non poter avere l'esclusiva del "caino" mantenendo l'anonimato.
Un pochino la cosa però mi disturba...ma non sapendo come porvi rimedio per il momento, diciamo che mi invento un caino 1.
Ho anche il sospetto che "colui" che mi "ruba" la firma ,voglia farmi uscire dall'anonimato, non so a quale scopo.
In tutti i casi , per esempio ,l'ultimo "caino" di alcuni post fa era mio ,con quel "grazie" a cui tu rispondesti.
Comprendo che possa essere un fastidio da parte tua, verificare la cosa, sempreché sia possibile, magari sfrutterò la mail, per conferma.
dal vero caino
caino 1(per questa volta)e sempre grazie per il servizio che rendi con i tuoi pezzi postati.