giovedì 2 luglio 2015

La forza gravitazionale del Capitale tedesco


Un testo del gennaio 2012, Dalla crisi di plusvalore alla crisi dell' euro,scritto da Guglielmo Carchedi, reperibile in rete. Forse per divinare sul futuro greco conviene dare un occhiata a Berlino.



[...] Primo, la Germania (o meglio detto quella frazione della borghesia tedesca che vuole difendere l’euro ma a condizione che rimanga una moneta forte) e gli altri paesi finanziariamente più forti (come l’Olanda e la Finlandia) lasciano che i paesi deboli falliscano (la Grecia e il Portogallo). I paesi deboli lascerebbero la UE perché ancor meno in grado di rispettare i parametri di Maastricht. Probabilmente alcuni di tali paesi rinuncerebbero anche all’Euro. Ma ciò non è necessario, essi potrebbero ‘eurorizzare’ le proprie economie pur non facendo più parte della UE, come hanno fatto alcuni paesi latinoamericani (per esempio, Panama nel 1904, l’Ecuador nel 2000, El Salvador nel 2001) che hanno dollarizzato le proprie economie senza essere parte del sistema economico USA.

Sembrerebbe che questa sia la soluzione più soddisfacente per il blocco dei paesi forti, in primis la Germania, per tre motivi. Primo, l’area economica in cui viene usato l’euro non sarebbe ridotta in modo significativo se uno o due dei paesi più piccoli lascassero l’euro. Secondo, i paesi forti e la UE non sarebbero più responsabili per le economie e quindi per i debiti dei paesi deboli, “eurorizzati”.7 Terzo, l’eurozona si ridimensionerebbe ai soli paesi ‘virtuosi’ e l’euro diventerebbe la moneta di quella zona, un euro ‘nordico’.L’euro nordico diventerebbe l’espressione di economie forti e sarebbe in grado di sfidare il dollaro anche perché anche il dollaro si sta indebolendo, come sottolineato dal recente declassamento dei titoli USA per la prima volta.




Tuttavia, il fallimento dei paesi deboli scatenerebbe tutta una serie di fallimenti bancari le cui ramificazioni si estenderebbero anche ai paesi forti. Ciò potrebbe scatenare ciò che ad ora si è potuto posporre. Molte banche tedesche e francesi hanno nelle loro casse quantità ingenti di derivati ‘tossici’, cioè derivati che nei loro bilanci appaiono al loro valore nominale mentre in effetti essi hanno perso una parte o la totalità del loro valore a causa della perdita di valore dei collaterali. In caso di necessità, quelle banche dovrebbero vendere quei derivati ma il mercato darebbe loro solo una frazione del loro valore nominale. Apparirebbe il rischio di insolvenza con conseguente corsa agli sportelli. Gli USA non ne sarebbero immuni. Le banche USA hanno imprestato 60.5 miliardi alle banche dei paesi a rischio (Grecia, Irlanda, Portogallo, Spagna, e Italia) ma ben 275,8 miliardi alle banche francesi e tedesche. Si imporrebbe quindi un ulteriore intervento finanziario da parte dei governi dei paesi forti al fine di salvare il proprio sistema bancario. Gli effetti sull’euro nordico dipenderebbero dalla quantità e dalle modalità degli interventi così come da un numero di altri fattori. Per ora essi sono imprevedibili. Non è escluso che se anche una o più delle maggiori nazioni dovessero uscire dall’eurozona, l’euro nordico diventerebbe l’espressione di una realtà economica troppo limitata per poter rimpiazzare il dollaro come moneta internazionale.


Sorge quindi la domanda su quale sia il piano strategico di questa parte della borghesia tedesca. Una ipotesi che è stata ventilata è che lo sganciamento dall’euro debole e il passaggio all’euro forte potrebbe favorire un nuovo indirizzo strategico della Germania, l’espansione verso la Russia e la Cina, due paesi con immense riserve di materie prime e relativamente (alla Germania) a relativamente basso livello di sviluppo tecnologico. Queste sono le condizioni ideali per l’appropriazione di valore da parte della Germania. Nell’ambito della UE, la Germania si appropria già di plusvalore prodotto da altri paesi meno avanzati (vedi la sezione IV) più sotto. Ma i vantaggi di una nuova direzione sarebbero molto maggiori. L’euro nella sua forma attuale, coi suoi costi per la Germania, sarebbe un ostacolo per questo progetto.8 Che questa sia l’ipotesi considerata o no, le incognite inerenti al trapasso sono molte e pericolose.
Per questo, un’altra frazione della borghesia tedesca preferisce mantenere l’euro attuale anche a costo di indebolirlo, nella speranza che dopo la bufera riguadagni e rinforzi ulteriormente la sua posizione vis-à-vis il dollaro. Quindi, i paesi deboli dovrebbero essere salvati dalla bancarotta. Qui il ruolo delle istituzioni finanziarie della UE diventa cruciale.[...]



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