domenica 6 marzo 2016

Tecnologie emergenti

E' come se un fabbricante il quale, sfruttando una nuova invenzione prima che sia stata divulgata, vende a prezzo più 
basso dei suoi concorrenti e tuttavia al di sopra del valore individuale della sua merce; in definitiva utilizza come
plusvalore la produttività specifica che è più alta, del lavoro che ha adoperato, ottenendo così un sovrapprofitto.

L’operare di un numero piuttosto considerevole di operai, allo stesso tempo, nello stesso luogo (o, se si vuole, nello
 stesso campo di lavoro), per la produzione dello stesso genere di merci, sotto il comando dello stesso capitalista,
 costituisce storicamente e concettualmente il punto di partenza della produzione capitalistica.


Lo sfruttamento capitalistico di un paese sull'altro è basato principalmente sulla superiorità tecnologica e organizzativa. Questo articolo, un pò lungo, tratto da fonti militari ufficiali, illustra quasi candidamente  le linee di ricerca e sviluppo individuate come più promettenti in termini di competizione industriale -che si prolunga in un positivo fattore tattico militare. Inutile dire che sono tutti in corsa per le unmanned technologies”; in particolare le ICT vanno a compiere quel tipo di concentrazione -dislocata- di Capitale che assomiglia sempre più al concetto come immaginato da Super-Carlo ("nello stesso campo di lavoro"). Non ci sono limiti fisici al processo di valorizzazione!
Per tornare all' articolo, quasi divertente il contrappunto dei possibili ostacoli legislativi e fiscali richiamati dall' autore; ciliegina sulla torta, nel finale, il richiamo alla concorrenza sleale e a deprecabili fughe di segreti industriali che potrebbero avvantaggiare non meglio precisate aziende di paesi "emergenti". Come se tutti non spiassero tutti!


Le tecnologie emergenti che hanno una maggiore influenza, per il fatto di fungere da raccordo ad altri sistemi e piattaforme, sono senz’altro quelle legate alle Information and Communication Technologies (ICT), quindi principalmente l’informatica ed internet. La nuova frontiera è rappresentata dal cloud computing, LTE 4g/5g, “big data”. Il futuro di internet è nella Internet of Things e Internet of Everything. La “messa in rete” di oggetti fisici presuppone anche una maggiore protezione e sicurezza delle reti, soprattutto nel caso di Infrastrutture Critiche Nazionali che saranno sempre più collegate e, quindi, sempre più vulnerabili ad attacchi. Attualmente gli attacchi informatici riguardano soprattutto le banche e i sistemi finanziari e Zeus è il principale malware, ma mentre il cosiddetto Haktivism sta iniziando a diventare una minaccia reale, la minaccia più seria riguarda gli enti come gli ospedali e le ASL, verso i quali si moltiplicano a livello esponenziale gli attacchi, perché contengono dati sensibili, come i dati medici, senza avere un livello di protezione sufficiente.

Oltre alle tecnologie legate all’ICT, la nuova frontiera è rappresentata dalle “unmanned technologies” e, nella versione più avanzata, dalla robotica applicata ai mezzi di trasporto, dagli aerei ai veicoli. Il segmento più avveniristico è costituita dai micro-UAV (droni a uso civile) e l’utilizzo di ‘sciami’ intelligenti di micro-UAV, che Israele sta sperimentando con successo. Secondo studi futuri del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti e del Ministero della Difesa britannico, nel 2030 le aeronautiche militari avranno flotte miste di caccia di 5a o 6a generazione e UAV/UCAV (droni d'attacco). Si attende anche un impatto molto forte nelle applicazioni civili degli UAV nella vita quotidiana e la proposta di Amazon di utilizzare mini-UAV per il trasporto delle merci ne è un esempio piuttosto noto.Nel frattempo, il maggiore ostacolo allo sviluppo degli UAV non è tanto tecnico, quanto giuridico, legato alle difficoltà di ottenere la certificazione di aeronavigabilità per velivoli militari e civili. In questo campo, l’Italia, grazie ai regolamenti emanati dall’ENAC per gli UAV civili, è tra gli Stati più avanzati in materia.

Riguardo ai processi industriali, nell’industria manifatturiera si sta facendo strada il concetto, nato in Germania, di Industrie 4.0. Industrie 4.0 è una strategia industriale che fa uso sistematico di singole tecnologie emergenti -come IoT e le stampanti 3D (Additive Layer Manufacturing-ALM) - nei processi industriali. Secondo i tedeschi, Industrie 4.0 dovrebbe diventare la 4° rivoluzione industriale, attraverso l’introduzione dell’IoT nei processi industriali manifatturieri, attraverso sistemi cyber-fisici. Sistemi intelligenti di macchinari collegati in rete saranno introdotti nel manifatturiero ad alta e media tecnologia, sia nelle grandi imprese, che in tutta la catena di approvvigionamento, quindi anche nelle Piccole e Medie Imprese attraverso la creazione di Smart factory. Il concetto, nato in Germania, si sta espandendo negli Stati Uniti e in Cina. Nell’UE, il commissario europeo per la Digital Economy & Society, Günther Oettinger, ha introdotto il concetto nella comunicazione sul mercato digitale unico del 6 maggio 2015. Il programma di finanziamenti per la ricerca “Horizon 2020” include un programma per sistemi cyber-fisici. L’industria manifatturiera europea è piuttosto efficiente, crea l’80% delle innovazioni nella UE e il 75% delle esportazioni. L’applicazione di Industrie 4.0 a livello europeo dovrebbe portare la creazione di valore aggiunto, nel manifatturiero, dall’attuale 15% al 20%. Una questione giuridica riguarda la proprietà intellettuale dei dati prodotti dai sistemi intelligenti nel processo di manifattura. I dati ricadono sia nel mercato dei beni e servizi, sia nel mercato digitale, creando confusione. Per questo americani e cinesi possono avvantaggiarsi dall’assenza di questi ostacoli giuridici, conquistando il mercato e creando loro standard che imporranno a livello globale, mentre in Europa si cercano di risolvere le questioni legali. Oltre alle questioni legali, la mole di dati prodotta da questi processi avrà bisogno di una maggiore protezione informatica, per cyber-security, perché i sistemi intelligenti in rete saranno più vulnerabili agli attacchi informatici degli attuali sistemi industriali.


Le stampanti 3D sono una innovazione di processo rivoluzionaria sotto certi aspetti. Queste stampanti sono state testate negli ultimi 20 anni e sono adesso diventate una tecnologia matura, che può essere sfruttata su larga scala. La principale novità negli ultimi 3 anni è che le nuove stampanti che utilizzano processi ALM – ovvero la posa successiva di strati di polveri per creare strutture compatte – possono utilizzare non solo plastica o silicone, ma ora anche le leghe metalliche. Rispetto ai primi modelli che potevano stampare solo singoli componenti, le nuove stampanti 3D possono anche produrre, in un sol blocco, strutture complesse, in precedenza costituite da più componenti assemblati tra loro, facilitando così l’assemblaggio del prodotto finito. L’utilizzo di leghe metalliche rende le stampanti 3D utilizzabili nell’industria a media e alta tecnologia, per la produzione di componenti per auto, macchinari e aerei. La prospettiva di poter fabbricare pezzi di ricambio con stampanti 3D portatili rivoluzionerà il sistema di supporto e di manutenzione. Importante sarà l’uso nell’industria aerospazio e difesa. A Cameri, Avio Aero sta sviluppando stampanti 3D per produrre alette per le turbine dei propulsori jet aeronautici, così a Fusaro, MBDA Italia sperimenta la stampa 3D. In futuro, stampanti 3D, nelle basi militari in teatri operativi, potrebbero direttamente produrre i pezzi di ricambio necessari, alleviando la catena logistica che non avrà bisogno di trasportarli fino in teatro. Infine, soprattutto nell’aerospazio e difesa, i nuovi materiali costituiranno le innovazioni principali nel prossimo futuro, legate soprattutto alle nanotecnologie e a nuovi materiali compositi, come il grafene, o i materiali e le leghe speciali a bassa osservabilità o stealth.

Sono meno di moda, ma costituiscono comunque un filone della ricerca, le green technologies, legate soprattutto al risparmio energetico. Si sperimentano sistemi di stoccaggio energetico e propulsori alternativi (ibridi o a energia solare), anche in Italia, nell’ambito difesa. Per i carburanti alternativi, attualmente, l’ostacolo principale è costituito dal fatto che, quelli alternativi, soprattutto i biofuels, sono antieconomici perché costano molto di più di quelli tradizionali.

Per quanto riguarda i programmi di R&S militari, come si è già detto, la UE sta finalizzando un’azione preparatoria per il finanziamento alla ricerca, nella difesa, per il triennio 2017-2019. Sarebbe la prima volta, nella storia dell’Unione, che parte del bilancio comunitario finanzia direttamente il settore militare, in attesa del prossimo quadro di finanziamento del 2021. Queste iniziative si aggiungerebbero ai rinnovati sforzi dell’EDA per programmi militari comuni. Paesi come la Russia e la Cina stanno sviluppando programmi di ammodernamento militare in aeronautica avanzata, sottomarini e missili a corto e lungo raggio, in particolare missili anti-nave, aria-aria e anti-satellite; sistemi di guerra elettronica, guerra informatica, capacità di attacco aereo e subacqueo, per limitare le capacità di manovra degli avversari.

Per questo, negli Stati Uniti, il segretario alla difesa Chuck Hagel ha annunciato la “Defense Innovation Initiative” nel novembre 2014, una 3a strategia “offset” ("di controbilanciamento") per finanziare e sviluppare tecnologie per uso militare per i prossimi 10 anni.È stata nominata 3a strategia offset, perché la prima è stata il “New look” di Eisenhower per controbilanciare, con il nucleare, le quantità di armi convenzionali dei sovietici, la seconda è stata avviata, a fine anni ’70, dall’amministrazione Carter, con l’applicazione militare di nuove tecnologie per controbilanciare i sovietici, come informatica e sensoristica per la sorveglianza e il monitoraggio del campo di battaglia, missili a guida laser e materiali stealth, che è culminata, in seguito, nell’utilizzo nella prima guerra del golfo del 1991 e nella Revolution in Military Affairs.

La “Defense Innovation Initiative” si concentrerà, in particolare, su: robotica e sistemi autonomi, miniaturizzazione, analisi di “big data”, sicurezza informatica e manifattura avanzata, incluse le stampanti 3D. Tra le tecnologie ndicate, la miniaturizzazione può implicare la creazione di sciami di
micro-UAV per la ricognizione o la creazione di micro-armi, come missili o siluri ad alto potenziale; l’analisi di “big data” diventa rilevante per analizzare l’enorme mole di quantità di dati fornita dai vari sensori, ad esempio le riprese video degli UAV Predator, per le quali è richiesto l’impiego di un gran numero di personale, mentre si potrebbero sviluppare degli algoritmi per la scansione automatica dei “big data”, facendo valutare dagli analisti solo i dati preliminarmente sottolineati come rilevanti. Di recente, il Pentagono ha aggiunto alla discussione altre tecnologie di prossima generazione come le armi laser a energia diretta, in particolare per contrasto a missili aria-aria o terra-aria, la propulsione ipersonica, la guerra sottomarina, il bombardamento a lungo raggio e i computer quantici. Tra questi programmi è diventato realtà il “long-range strike bomber” appena assegnato alla Northrop Grumman. Il programma inizierà con una valutazione di quali tecnologie e sistemi il Pentagono dovrà sviluppare nei prossimi 3-5 anni, per procedere allo sviluppo dottrinario dell’impiego delle tecnologie e dei sistemi nel campo di battaglia. Il programma di pianificazione a lungo termine per la R&S, attivato nell’ottobre 2015 dal sottosegretario alla difesa Frank Kendall, ha cinque gruppi di lavoro su cinque ree tecnologiche: spazio; tecnologie sottomarine; dominio aereo e
bombardamento; difesa aerea e missilistica; iniziative tecnologiche. L’ostacolo principale all’iniziativa è di natura fiscale, perché la ‘sequestration’ inizia ad erodere i fondi per la ricerca del Pentagono (che ormai ha meno accesso alle tecnologie emergenti di quanto ne aveva 10 o 20 anni fa’), il quale si rivolgerà anche alle industrie dei settori adiacenti alla difesa, come l’ICT, alle università e ad enti solitamente al di fuori dai circoli usuali, per ottenere queste tecnologie.

Dalla primavera 2015, il nuovo segretario alla difesa, Ashton B. Carter, ha deciso di continuare l’opera del suo predecessore, Hagel, per la Defense Innovation Initiative, e chiedere i relativi fondi al Congresso. Per Carter, il Pentagono deve guardare alle tecnologie commerciali a livello globale e
imparare le migliori prassi dal settore privato, soprattutto per la protezione della proprietà intellettuale. La proprietà intellettuale delle tecnologie e dei brevetti è, infatti, la principale minaccia alla ricerca e tecnologia. Il trasferimento illegale di tecnologia è diventato un mezzo attraverso il quale, alcuni paesi emergenti, e le loro aziende, acquisiscono le tecnologie per poi competere nei mercati globali. I settori ad alta tecnologia, come ICT e aerospazio, sono quelli nei quali il trasferimento di tecnologia in maniera illegale è più remunerativo, poiché, non avendo sostenuto gli alti costi di ricerca e sviluppo, l’azienda che accede illegalmente a tecnologie o brevetti può produrre gli stessi prodotti, a costi inferiori, generando una distorsione della concorrenza e un vantaggio illecito. In poche parole, copia prodotti e li immette sul mercato a basso prezzo, facendo concorrenza sleale. Il tema dell’accesso e del relativo trasferimento di tecnologia, è uno dei più importanti, ma meno riconosciuti, temi legati alla sicurezza e all’interesse nazionale dei “sistema paese”.

2 commenti:

  1. Chiedo venia per questa considerazione, ma è per capire: le armi prodotte oggi, diversamente da quelle ai tempi della guerra fredda, avendo di fatto maggiore valore d'uso (vedi la quantità dei conflitti in corso), hanno anche maggiore valore di scambio, o sbaglio? Inoltre: una bomba H una volta costruita sta lì ferma (tocco ferro) e richiede soltanto manutenzione, mentre le armi "leggere" e tecnologiche hanno un consumo che non conosce fine...

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  2. tutti quei depositi pieni d'armi deterrenti era uno spreco, una fitta al cuore

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