sabato 12 settembre 2015

Sorvegliare e punire




Alla mia siskolina

Qui potrete trovare il libro a fumetti "Non mi uccise la morte" dedicato a Stefano

[...] Quanto alla presa sul corpo, anch'essa, alla metà del secolo Diciannovesimo, non era stata del tutto eliminata. Senza dubbio la pena non è più centrata sul supplizio come tecnica per far soffrire, e ha preso come oggetto principale la perdita di un bene o di un diritto, ma un castigo come i lavori forzati o perfino come la prigione -pura privazione della libertà - non ha mai funzionato senza un certo supplemento di punizione che concerne proprio il corpo in se stesso: razionamento alimentare, privazione sessuale, percosse, celle di isolamento.

Conseguenza non voluta, ma inevitabile, della carcerazione? In effetti la prigione, nei suoi dispositivi più espliciti, ha sempre comportato, in una certa misura, la sofferenza fisica. La critica spesso rivolta, nella prima metà del secolo Diciannovesimo, al sistema carcerario (la prigione non è sufficientemente punitiva: i detenuti hanno meno freddo, meno fame, minori privazioni, nel complesso, di molti poveri e perfino di molti operai) indica un postulato che non è mai stato chiaramente abbandonato: è giusto che un condannato soffra fisicamente più degli altri uomini.


La pena ha difficoltà a dissociarsi da un supplemento di dolore fisico. Cosa sarebbe, un castigo incorporeo?

Nei meccanismi moderni della giustizia penale, permane quindi un fondo «suppliziante», un sottofondo non ancora completamente dominato, ma avvolto, in maniera sempre più ampia, da una penalità dell'incorporeo. [M. Foucault]

***

Ma, come sappiamo, il sottofondo di cui parla qui Foucault non è ancora completamente dominato non per una imperfezione del Diritto o per limiti psicologico-culturali dei componenti dell' apparato  "di giustizia" ma perchè il Dominio è un tutto sociale che non eccede mai sè stesso, applica e distribuisce ora le forme di punizione più raffinate -quelle applicate alla vita- ora quelle più tribali -quelle inflitte al corpo- con la continuità e la saggezza che gli viene dalla sua stessa millenaria prassi. Per questo l'assassinio di Stefano Cucchi è inaffrontabile dal punto di vista del Diritto o dei diritti, come dimostra, altro esempio, la discussione sulla pena di morte negli USA, senza la premessa che vuole che la fondamentale funzione statale sia la difesa dello status quo sociale, senza la quale lo stato non è.

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