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lunedì 24 dicembre 2018

La fantomatica coscienza di classe # 11

Articolo del 2011 tratto dalla rivista  n+1, dal titolo " Perchè il marxismo non ha più il successo di una volta ?", consultabile sul sito QuinternaLab.
Secondo i redattori, la fantomatica coscienza di classe è all' opera ma appunto storicamente trasfigurata, privata di qualsiasi volontarismo, al sicuro nell' oblio direbbe il filosofo, non si presenta con caratteri rivoluzionari ma di " un' inconsapevolezza classisticamente determinata rispetto alla propria situazione economica storico-sociale"; essa si evidenzierà con altre forme e contenuti e non prima di sciogliere altri nodi più importanti. ---

A Denver, una delle cento città americane in cui è presente il movimento Occupy Wall Street, Michael Moore è stato zittito perché s'era atteggiato a capetto. Nella stessa occasione l'assemblea ha eletto un cane come proprio leader. Roberto Saviano, invitato a parlare a New York, ha sollevato critiche perché s'è rivolto ai manifestanti con distacco: "Iovoi… il vostro futuro… dovete far questo e quello… il mondo vi ascolta...". A Zuccotti Park fin dall'inizio sono stati rimossi i cartelli con i simboli anarchici e comunisti. Sembra che oggi ci sia non solo voglia di rimuovere i vecchi concetti di organizzazione e leadership, quello che nella prassi chiamavamo "partito" e "avanguardia", ma anche ogni riferimento alla divisione in classi. Il simbolo"Siamo il 99%" è molto potente e più unificante di falce e martello, ma è indubbiamente interclassista. Tuttavia non è solo una questione di pratica "inclusiva", come dicono gli americani: è fin troppo evidente che da molti anni il marxismo è decisamente in declino, anche se i librai dicono che sono in aumento le vendite dei libri di Marx. Eppure negli anni '20 del secolo scorso e anche nel dopoguerra, fino al Sessantotto e oltre, milioni di persone avevano il marxismo come riferimento politico. È possibile che il fenomeno sia in gran parte dovuto alla mistificazione stalinista, per cui il nostro avversario ha avuto buon gioco nel definire "comunismo" il feroce capitalismo russo, ma sono passati troppi anni dal crollo del Muro per credere che lo stalinismo spieghi ancora la persistente diffidenza verso il comunismo. Il grande movimento in corso ha estensione mondiale, ma senza una teoria della trasformazione, un'organizzazione politica e una tattica da applicare non può che spegnersi.

sabato 26 settembre 2015

La fantomatica coscienza di classe (1)

Una polemica piccina con un altro blogger mi induce a questa breve incursione sulla, oggi più che mai, fantomatica coscienza di classe proletaria, tralasciando per ora l' opposta coscienza di classe borghese, su cui magari torneremo. Ritorniamo ai dannati della terra e alla loro labile coscienza della possibilità della liberazione. Se ne parlò tanto e spesso tanto male poi più nulla. Vaporizzazione? Ingrottamento? Parlarne non vuol dire afferrare almeno concettualmente la cosa; come diceva un celebre pignolo: "ciò che è noto non è già perciò conosciuto".Vediamo come pone la questione un autore che sull' argomento ci ha perso il sonno: 
 [...]Questa coscienza non è  quindi né la somma né la media di ciò che pensano,sentono, ecc., i singoli individui che formano la classe. E tuttavia l'agire storicamente significativo della classe come totalità viene determinato, in ultima analisi, da questa coscienza, e non dal pensiero del singolo, ed è conoscibile soltanto a partire da essa.

domenica 20 settembre 2015

La natura umana per Marx (2)

Pallosa questio, più che una natura umana innata, magari di sapore hobbesiano, qui c'è all' opera un uomo che si autoproduce nel processo di progettazione-realizzazione di oggetti, nel lavoro trasformativo, come anche l' antropologia ha appurato. Nell' oggetto, mediazione tra uomo e natura, l' uomo si oggettiva come uomo umanizzato, inverato, realmente cioè socialmente esistente; non vive in un generico ambiente ma nel mondo -che lo pone e presuppone e di cui avrebbe relativi coscienza e controllo razionale. La reificazione della produzione, delle condizioni sotto cui avviene, non è necessariamente già contenuta nel rapporto che corre tra l'uomo, il suo fare e il suo fatto. Hegel ha introdotto il concetto di natura umana come processo, Marx lo ha ulteriormente sviluppato radicandolo nella storia della prassi sociale----


Come abbiamo detto, Marx riconobbe che l’importante, il significativo in Hegel sta nel fatto che egli si era collocato all’altezza dell’economia politica classica e aveva concepito l’uomo come il risultato del suo proprio lavoro e compreso il lavoro come processo di autoproduzione dell' uomo. Ma, aggiunse Marx, Hegel aveva visto nel lavoro solo il lato positivo, egli non aveva nessuna idea degli
aspetti negativi del lavoro nella società borghese. Per questo motivo sorgono in lui separazioni filosoficamente false e false unificazioni, mistificazioni idealistiche, il che è indicato già dal fatto che il << lavoro che Hegel soltanto conosce [...] è il lavoro spirituale astratto >>. Premessa per la critica materialistica di queste mistificazioni che risultano da una visione cosi unilaterale del lavoro, è la scoperta della vera dialettica del lavoro nel capitalismo. Marx aveva ricavato questa premessa dalla critica dell’economia classica. Muovendo di qui egli fu in grado di scoprire gli errori decisivi di Hegel, la fondamentale falsità del suo principio.