Dumping doganale di Trump su pannelli solari cinesi e lavatrici coreane [al netto degli stabilimenti già presenti o in costruzione negli USA da parte di LG e Samsung], il dollaro lasciato a deprezzarsi un pò troppo rapidamente per essere la valuta di riferimento di tutti i commerci mondiali (6 figure in un mese, da 1,185 a 1,245 per eur/usd, lo stesso rispetto al paniere delle altre principali monete).
A scatenare i movimenti sul mercato delle divise, il più liquido e fastoso che ci sia, sono state le dichiarazioni rilasciate due giorni fa dal segretario al Tesoro Usa Steven Mnuchin e dal segretario al Commercio Usa, Wilbur Ross. “Ovviamente un dollaro più debole è positivo per noi, in termini di
commercio e di opportunità”, ha detto Mnuchin parlando ai giornalisti, a
Davos, aggiungendo poi che il trend di breve termine della valuta “non ci preoccupa per niente”. Ross ha rincarato la dose e sempre da Davos ha minimizzato lo stesso pericolo delle guerre commerciali. “Le guerre commerciali vengono combattute ogni
giorno. E una guerra commerciale c’è già da un po’. La differenza è che gli USA sono passati al contrattacco”.
Non posso fare a meno di apprezzare la franchezza americana, dove il capitalismo è guerra senza regole fra capitali con interessi contrapposti, senza le tante storie che si raccontano -gli europei in particolare.
Non c'è che dire, la guerra valutaria e commerciale tra blocchi
imperialisti è ripresa alla grande, stracciando la continuazione del
tacito accordo preso al G-20 di Shangai nel febbraio di due anni fa,
quello che fu descritto come Grand Bargain, a cui si deve in parte la corale ripresa di tutti gli indici finanziari planetari. Accordo peraltro rinnovato
non più di due mesi fa a Washington alla riunione del FMI. La smorfia quasi scocciata di Draghi ieri alla conferenza stampa, dopo una specifica
domanda sulle dichiarazioni di Ross e Mnuchin, era quanto di più espressivo ho mai visto sulla sua faccia da
rettile.---
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