domenica 3 dicembre 2017

Segnali di prezzo (automazione e servitù #3)

la realtà, perchè in questa appunto non c'è organicità

Lunghissimo articolo di cui ho sforbiciato alcuni passaggi e tutte le deduzioni politiche che però ha il merito di porre sul piatto alcune questioni tecnicali che ben si integrano con quanto fin qui detto nell' indagine fra automazione e servitù. A volte, mi pare, soprattutto da parte degli scienziati si getta il cuore oltre l' ostacolo volendo a tutti costi vedere un futuro prossimo comunista già oggi nel cuore della tecnoscienza capitalista. 
Questa preziosa gaiezza fa a cazzotti con il fatto che non si capisce come potremmo superare il sistema dei segnali di prezzo, cioè il mercato globale, grazie alle esponenzialmente accresciuta capacità di calcolo dei super calcolatori, visto che il capitalismo non è un computer ma prima di ogni altra cosa è un preciso rapporto sociale.
Eppure se nel criminale centralismo e autoritarismo sovietico possiamo vedere l' impotenza di fronte alla possibilità di pianificare e quindi controllare l' oggettività economica, allora alcune tecnologie oggi suggeriscono che l' interfaccia economico e politico tra produzione e soddisfazione dei bisogni sociali (in particolare quelli di elevato livello storico) potrebbe  essere di molto facilitato, veloce e diretto senza passare dalla forma valore. Dicendo economico e politico naturalmente mi rifaccio a categorie in fin dei conti in totale ostaggio della divisione in classi ma al momento non ne ho altre da usare.
Da osservatore non ho da contrapporre allo sviluppo scientifico e tecnologico nessun umanesimo stantìo; vedi mai che proprio nella asimmetrica empatia uomo-macchina, portata al suo estremo, si accenda una scintilla fin troppo umana: il mondo non va cambiato, va rifatto---



Il capitalismo è un computer?

Alcuni filosofi digitali suggeriscono che l'universo possa essere una simulazione al computer programmata dagli alieni: senza abbracciare questa posizione, ci sono motivi per sposare una tesi meno estrema, vale a dire che il capitalismo è un computer. Questa è l'affermazione implicita in uno dei più gravi attacchi intellettuali messi in campo contro il pensiero comunista, "il problema del calcolo socialista", formulato da economisti della "scuola austriaca" come Ludwig von Mises (1935) e Frederick Hayek (1945). Scrivendo nel periodo caratterizzato dal successo della rivoluzione russa, questi economisti attaccavano le premesse e la fattibilità del un'economia pianificata. Tutti i sistemi sociali, essi riconoscevano, hanno bisogno di una qualche forma di pianificazione delle risorse. Il mercato, tuttavia, crea un piano non coercitivo, esteso, spontaneo ed emergente - ciò che Hayek (1976: 38) chiama "catallaxy". I prezzi forniscono un segnale sinottico, astratto di esigenze e condizioni eterogenee e mutevoli, a cui l'investimento imprenditoriale risponde. Una economia pianificata, al contrario, deve essere dispotica e poco pratica, in quanto il calcolo di una distribuzione ottimale delle risorse limitate dipende da innumerevoli conoscenze locali sulle necessità di consumo e le condizioni di produzione, che nessun metodo di contabilizzazione centrale potrebbe valutare.

Gli economisti austriaci hanno così offerto un aggiornamento della celebrazione del capitale di Adam Smith, della "mano invisibile" , ora re-immaginato come un sistema di informazione quasi-cibernetico:

è più che una metafora descrivere il sistema dei prezzi come un tipo di macchina per la registrazione dei cambiamenti, o un sistema di telecomunicazioni che consente ai singoli produttori di guardare semplicemente il movimento di alcuni indicatori come un ingegnere potrebbe guardare le lancette di pochi sensori, al fine di adeguare le loro attività ai cambiamenti di cui non potranno mai sapere più di quanto si rifletta nel prezzo in movimento. (Hayek, 1945: 527)

Anche se ha fatto riferimento alle telecomunicazioni e all'ingegneria, Hayek, scrivendo nell'ultimo anno della Seconda Guerra Mondiale, potrebbe aver giustamente evocato i giganteschi computer centrali del progetto Manhattan, motivo per cui ha suggerito che il mercato abbia potuto agire come una macchina che fa calcoli automaticamente: un computer.

Questa è stata, tuttavia, un'arma a doppio taglio impiegata polemicamente contro il socialismo. Infatti, se il mercato si comporta come un computer, perché non sostituirlo con un computer? Se la pianificazione centrale soffriva di una problema di calcolo, perché non usare vere macchine di calcolo? Questo era esattamente il punto sollevato da un avversario di Hayek, l'economista Oskar Lange, che, rivedendo retrospettivamente il dibattito sul "calcolo socialista", ha osservato: "Oggi il mio compito sarebbe molto più semplice. La mia risposta a Hayek ... potrebbe essere: quindi qual è il problema? Mettiamo le equazioni simultaneamente su un computer elettronico e otterremo la soluzione in meno di un secondo " (1967: 159). 

Tale era il progetto dei cibernetici presentati in Red Plenty ["Abbondanza rossa", romanzo di Francis Spufford scritto nel 2010 che ha offerto un resoconto romanzato del fallito tentativo da parte dei cibernetici sovietici degli anni '60 di istituire un sistema completamente computerizzato di programmazione economica], un progetto guidato dalla consapevolezza che l'apparente successo dell'industria sovietica, nonostante i suoi trionfi nel anni '40 e '50, è andata lentamente ristagnando tra disorganizzazione e colli di bottiglia relativi alle informazioni. Il loro tentativo era basato su uno strumento concettuale, la tavola input-output, il cui sviluppo è associato a due matematici russi: l'emigrato Wassily Leontief, che ha lavorato negli Stati Uniti, e il sovietico Kantorovich, il protagonista principale di Red Plenty. Le tavole input-output, che sono state recentemente riscoperte, sono tra i fondamenti intellettuali dell'algoritmo PageRank di Google (Franceschet, 2010); esse tracciano la complessa interdipendenza di un economia moderna, dimostrando come le uscite da un settore (ad esempio, acciaio o cotone) forniscano gli ingressi per un altro (ad esempio, le auto o abbigliamento), così che si può stimare la variazione della domanda risultante da una variazione nella produzione di beni finali. Dal 1960 tali tabelle sono state un strumento accettato da organizzazioni industriali di grande scala: il lavoro di Leontief giocò un ruolo importante nella logistica della massiccia offensiva dei bombardamenti della US Air Force contro la Germania. Tuttavia, si è creduto che la complessità della intera economia nazionale abbia precluso la loro applicazione ad una tale scala.

Gli informatici sovietici hanno cercato di superare questo problema. Infatti già nel 1930, Kantorovich aveva migliorato le tavole input-output con il metodo matematico della programmazione lineare che stimava la combinazione delle tecniche di produzione migliori o "ottimizzanti" per soddisfare un determinato obiettivo. I cibernetici degli anni '60 miravano ad attuare questa innovazione su vasta scala attraverso la realizzazione di un'infrastruttura informatica moderna per svolgere rapidamente i milioni di calcoli richiesti dal Gosplan, il Consiglio di Stato per la Pianificazione, che supervisionava i piani economici quinquennali. Dopo un decennio di sperimentazione, il loro tentativo è fallito, frustrato dal pietoso stato del settore informatico sovietico che, essendo circa due decenni dietro quello degli Stati Uniti, perse la rivoluzione del personal computer e non sviluppò un equivalente ad Internet. Era quindi del tutto inadeguato al compito assegnato ad esso. Tutto questo, insieme all' opposizione politica di una nomenklatura che vedeva nel nuovo metodo di pianificazione scientifica una minaccia al proprio potere burocratico, costrinse all'abbandono del progetto (Castells, 2000; Gerovitch, 2008; Peters, 2012).

Questo non è stato l'unico progetto nel Novecento di "rivoluzionari cibernetici"; notevole è stato anche il tentativo da parte del regime cileno di Salvador Allende di introdurre una versione più decentrata di progettazione elettronica, "project Cybersyn" (Medina, 2005). Guidato dal cibernetico canadese Stafford Beer, esso fu concepito come un sistema di comunicazione e di controllo che consentisse al regime socialista di raccogliere dati economici, e di trasmetterlo ai decisori del governo, pur incorporando all'interno della sua tecnologia garanzie contro la micro-gestione statale e di incoraggiamento per discussioni poliedriche di pianificazione. Questo è stato un tentativo di ingegneria socio-tecnica del socialismo democratico che oggi forse sembra più attraente rispetto alle manovre post-staliniste dei progettisti di computer sovietici. Ma ha incontrato una sorte ancora più brutale: Progetto Cybersyn è stato chiuso col colpo di stato di Pinochet del 1973. Alla fine il fallimento dell'URSS di adattarsi ad un mondo di software e di reti ha contribuito alla sua disfatta economico/militare per mano degli Stati Uniti. La sua disintegrazione, dove, come Alec Nove (1983) ha dimostrato, i colli di bottiglia relativi alla circolazione delle informazioni e le falsificazioni dei dati hanno svolto un ruolo importante, ha sembrato dar ragione agli economisti austriaci.

L'elogio di Hayek della "catallaxy" del mercato è diventato così centrale per il "pensiero neoliberista collettivo" (Mirowski, 2009), che ha portato alla successiva marcia vittoriosa del capitalismo globale.
La pressione combinata del disastro pratico dell'URSS e l'argomento teorico della scuola austriaca esercitò un'immensa forza all'interno di quello che è rimasto della sinistra, costringendola ad aspirare, al massimo, ad una economia di imprese di proprietà collettiva coordinate da segnali di prezzo. Le numerose varianti proposte di tale "socialismo di mercato" hanno stimolato le confutazioni da parte dei marxisti che si rifiutano di pensare ad un socialismo in cui permangano merci con valore di scambio. Forse, dato che conferiscono al mercato le funzioni di elaborazione delle informazioni automatiche attribuite dagli economisti austriaci e dai socialisti di mercato, tali varianti possono affrontare questioni di innovazione tecnologica o di disponibilità dei dati pubblici, ma non sembrano impegnarsi profondamente nello studio delle potenzialità del calcolo contemporaneo.

Oggi, dopo il crollo, chi sostiene che i mercati siano macchine informatiche infallibili può sembrare meno credibile di un quarto di secolo fa. Il furto parassitario di energia che sta alla base della trasmissione del segnale-prezzo (sfruttamento nel punto di produzione); l'incapacità delle singole borse merci di registrare azioni collettive (le cosiddette "esternalità"); e la ricorsività di un sistema crematistico che si avvita su sè stesso in speculazioni finanziarie, sono diventati temi salienti nel mezzo dell'implosione economica ed ecologica del capitalismo globale. Ma l'identificazione di tali difetti non fa venir meno l'obbligo per i comunisti di spiegare come un altro sistema di allocazione delle risorse - evitando la "servitù" della sottomissione statalista che Hayek (1944) ha predetto - potrebbe funzionare.

 Algoritmi del lavoro

[...] Con queste [nuove] capacità [di calcolo dei supercomputer], l'ipotesi di Cockshott e Cottrell che i requisiti di sistema per la programmazione economica su larga scala potrebbero essere gestiti da impianti paragonabili da quelli ora utilizzati per scopi meteorologici, sembra quanto meno plausibile. Il "problema del calcolo", tuttavia, comporta non solo l'elaborazione dei dati ma l'effettiva reperibilità di dati; l'obiezione di Hayek non era soltanto che i pianificatori centrali non possono macinare dati economici abbastanza velocemente, ma che i numeri in un certo senso non esistono prima della fissazione dei prezzi, che forniscono una misura altrimenti assente di performance di produzione e di attività di consumo. Ancora una volta, Cockshott e Cottrell suggeriscono che la risposta sta nel computer utilizzato come mezzo di raccolta delle informazioni economiche. Scrivendo nei primi anni 90', e basandosi sui livelli di infrastruttura di rete disponibile in Gran Bretagna in quel momento, essi suggeriscono un sistema di coordinamento di pochi personal computer in ogni unità di produzione, che utilizzando pacchetti di programmazione standard, elaborebbe dati di produzione locali e li invierebbe via "telex" ad un centro di pianificazione, che ogni 20 minuti, o giù di lì, avrebbe emesso via radio dei dati statistici corretti da inserire a livello locale.

Questo è uno scenario che ricorda troppo il tecno-futurismo sgangherato di Brazil, di Terry Gilliam. Per rendere i "nuovi socialisti" aggiornati, dovremmo invece fare riferimento alla visione iconoclasta di Fredric Jameson a proposito di Wal-Mart, vista come "la forma di un futuro utopico che si intravede attraverso la nebbia" (2009: 423). Il suo punto di vista è che, se uno per un momento ignora il grosso sfruttamento dei lavoratori e dei fornitori, Wal-Mart è un'entità il cui colossale potere di organizzazione modella dei processi pianificati necessari ad elevare gli standard globali di vita. E come Jameson riconosce, e altri autori documentano in dettaglio (Lichtenstein, 2006), questo potere si basa su computer, reti e informazione. Entro la metà degli anni 2000 i data-center di Wal-Mart erano in grado di tracciare effettivamente 680 milioni di prodotti diversi a settimana e più di 20 milioni di operazioni di clienti ogni giorno, agevolati da un sistema informatico con una capacità seconda solo a quella del Pentagono. Scanner di codici a barre e punti vendita computerizzati identificano ogni articolo venduto, e memorizzano queste informazioni. Telecomunicazioni satellitari collegano direttamente i magazzini al sistema informatico centrale, e da quel sistema ai computer dei fornitori, per consentire automaticamente i nuovi ordini. La rapida adozione di Codici Universali di Prodotto da parte dell'azienda ha portato ad un "livello superiore" i requisiti per le etichette per l'identificazione con radio frequenza (RFID) di tutti i prodotti in modo da consentire il monitoraggio di merci, lavoratori e consumatori all'interno e al di là della sua catena di fornitura globale.

Wal-Mart è significativa perché si trova "sul fronte di uno spostamento sismico nell'immaginario aziendale". E' uno spostamento che collega la nozione di una "rivoluzione logistica" con la produzione "just-in-time" e "sfrutta le tecnologie digitali e cibernetiche emergenti per la gestione della produzione, della distribuzione e della vendita nel modo più rapido ed efficiente possibile" (Haiven & Stonemouth 2009: np). Questo cambiamento è stimolato dalla comparsa di un "internet delle cose", legato alle informazioni digitali fornite da oggetti materiali attraverso una rete di prodotti dotati di stumenti, che forniscono dati su utenti e posizioni. Resa possibile dalla diffusione di sofisticate reti wireless 4G, i servizi di archiviazione dati su richiesta attraverso la "nuvola" di aziende come Amazon, e, in particolare, dall'ultimo allargamento del protocollo internet IPV6 sulla rintracciabilità, che fornisce identificatori digitali unici per "un numero veramente gigantesco di 340.000.000.000 miliardi di miliardi di miliardi di oggetti", la comunicazione da dispositivo a dispositivo ormai probabilmente supera in volume i dati del traffico di Internet da persona a persona (Economist, 2012; np). Come Benjamin Bratton (2013) osserva, tale rintracciabilità, combinata con la codifica digitale compressa ad un livello sub-microscopico, apre una capacità virtualmente illimitata per l'identificazione non solo di cose e persone, ma anche dei loro componenti più elementari e delle loro relazioni. Così l'andamento sia delle velocità di elaborazione delle informazioni sia della capacità di raccolta dei dati pone le basi per il superamento del "problema di calcolo socialista". Tuttavia, parlando di pianificazione in tale contesto complessivo si evocano inevitabilmente timori di un controllo di uno stato onnisciente. I "nuovi socialisti" provengono da una avanguardia marxista-leninista, con prospettiva autodichiaratamente "giacobina" e centralista (Cockshott, Cottrell, & Dieterich, 2011). Per trovare come una pianificazione cibernetica potrebbe essere sviluppato in modo più trasparente e partecipativa, abbiamo bisogno di guardare ad altre tradizioni comuniste.

Agenti comunisti

Storicamente, la tendenza anti-statalista nel marxismo è stata in gran parte dei casi rappresentata dalla variegata tradizione consiliarista, che, contro il potere del partito e dello Stato, ha insistito sul ruolo delle assemblee sui posti di lavoro come luoghi del processo decisionale, dell'organizzazione e del potere.
In un saggio antidiluviano per gli standard digitali, "Consigli operai ed economia di una società autogestita", scritto nel 1957, ma ripubblicato nel 1972, subito dopo lo schiacciamento dei Soviet dei Consigli Operai dell'Ungheria, Cornelius Castoriadis ha sottolineato il frequente fallimento di questa tradizione nell' affrontare i problemi economici di un "società totalmente autogestita". La questione, ha scritto, doveva essere inquadrata fermamente nell'era del computer, dell'esplosione della conoscenza, del wireless e della televisione, delle matrici input-output , "abbandonando le utopie socialiste o anarchiche degli anni precedenti" perché "le infrastrutture tecnologiche ... sono così incommensurabilmente diverse da rendere i i paragoni piuttosto privi di senso" (Castoriadis, 1972: np).
Come i progettisti di Red Plenty, Castoriadis immagina un piano economico determinato da tavole input-output e con equazioni di ottimizzazione che disciplinano la ripartizione globale delle risorse (ad esempio, l'equilibrio tra investimento e di consumo), ma con implementazione nelle mani di consigli locali. Il punto cruciale dal suo punto di vista è che, però, ci dovrebbero essere diversi piani disponibili in modo da consentire una scelta collettiva. Questa sarebbe la missione del "piano di fabbrica", "un'impresa specifica altamente meccanizzata e automatizzata", usando un computer la cui memoria "registrerebbe i coefficienti tecnici e l'iniziale capacità produttiva di ciascun settore" (Castoriadis, 1972: np). Questa officina centrale sarebbe aiutata da altre che studiano le implicazioni regionali di piani specifici, innovazioni tecnologiche, e miglioramenti algoritmici. Il "piano di fabbrica" non determinerebbe quali obiettivi sociali da adottare; semplicemente genererebbe opzioni, valuterebbe le conseguenze, e, dopo che un piano è stato democraticamente scelto, lo aggiornerebbe e lo rivedrebbe, se necessario. Castoriadis sarebbero d'accordo con Raymond Williams (1983), sull'osservazione che non ci sarebbe niente di intrinsecamente autoritario nella pianificazione, a patto che ci sia sempre più di un piano.

Questo primitivo concetto di autogestione cibernetica è un precursore di una più recente visione del post-capitalismo. "Economia Partecipativa" o "Parecon" di Michael Albert e Robin Hahnel. Anche questo viene fuori da una tradizione consiliarista, sebbene da una linea di pensiero anarchica, piuttosto che marxista. Il loro lavoro è famoso per il modello di "progettazione partecipata decentrata" (Albert, 2003: 122), alternativo sia ai meccanismi di mercato che alla pianificazione centrale.

I consigli sono, ancora una volta, le unità sociali di base per la decisione democratica, ma in "Parecon" questi includono non solo il lavoratore, ma anche i consigli di consumatori. L'allocazione delle risorse è determinata dalle offerte di tali organizzazioni per i diversi livelli di produzione e di consumo, che nel corso di una serie di cicli di negoziazione sono progressivamente ottimizzati attraverso delle Commissioni di Facilitazione dell'Iterazione. Nelle fasi successive del processo di pianificazione, i consigli dei lavoratori e dei consumatori sono incoraggiati dalle CFI a rivedere le loro proposte secondo le conoscenze degli input reciproci, fino a quando si è prodotta una sufficiente convergenza da rendere possible il mettere alcuni piani al voto.

La "Parecon" è stata oggetto di notevoli controversie. Una delle obiezioni più frequenti è quella esemplificata da Oscar Wilde quando ha osservato che "il socialismo è una buona idea, ma richiede troppe serate"- vale a dire che sembra richiedere riunioni senza fine. Hahnel (2008: np) suggerisce che l' aumentata interattività sociale sia una caratteristica positiva per la "Parecon", sia che la sua complessità non sarebbe necessariamente molto maggiore di quella di molti delle abitauli attività quotidiane richieste dalla vita capitalista - commercio, imposte, finanza ecc.. Ma sembra che la realizzazione dei cicli a più livelli ed iterativi che essi immaginano, ad una velocità sufficiente per riuscire a pianificare qualcosa, avrebbe richiesto una infrastruttura di rete molto sofisticata ed un alto livello di partecipazione tecnologicamente mediata: ampie banche dati accessibili dai consigli e da singoli soggetti, carte magnetiche elettroniche per la misurazione del lavoro e del consumo, software pronti per la preparazione di proposte, e sistemi di inventari just-in-time per la produzione (Albert, 2003: 133).

Infatti la "Parecon" sembra invocare uno sviluppo digitale che di fatto postpone la sua proposta: i social media. Una società di pianificazione partecipata, informata, collettiva, democratica e tempestiva richiederebbe piattaforme comunicative interattive, veloci, varie, in ​​cui le proposte potrebbero essere fatte circolare, le risposte ottenute e, a lungo o breve tempo, individuate le tendenze, stabiliti i giudizi, generate e modificate le revisioni, e così via. Sarebbe, insomma, come chiedere che Facebook, Twitter, Tumblr, Flickrr e altre piattaforme Web 2.0 non solo diventino essi stessi imprese auto-gestite dai propri lavoratori (compresi i loro contribuenti non retribuiti, i prosumer), ma anche diventino sedi della pianificazione: Gosplan con "tweet" e "like". Dobbiamo anche pensare a questi organismi trasformati nelle direzioni introdotte da esperimenti di social network alternativi, come Diaspora, Crabgrass, Lorea, liberati dall'incentivo del profitto e dal controllo centralizzato e che assumono una forma più distribuita e federata (Cabello et al, 2013;. Sevignani, 2013), diventando, come Hu e Halpin (2013) propongono, reti che nel loro stesso format danno priorità ai progetti di gruppo su singoli individui, o come piattaforme di "individuazione collettiva"; non tanto quindi social media ma "council media".

Ma forse l'idea che tutti guardino lo smartphone per non perdere, non l'aggiornamento su Facebook, ma la votazione della settima iterazione del piano partecipativo, duplica aspetti poco attraenti della vita quotidiana nel capitalismo high-tech. Così filosofando ulteriormente, suggeriscono che ciò di cui la pianificazione collettiva decentrata ha veramente bisogno non è solo il supporto dei consigli ma di agenti comunisti: agenti software comunisti.

Gli agenti software sono entità complesse programmate capaci di agire "con un certo grado di autonomia ... per conto di un utente (o di un altro programma)" (Wikipedia, 2013b: np). Tali agenti esprimono compiti di direzione verso gli obiettivi, loro selezione, individuazione di priorità e avvio degli stessi; possono attivare se stessi, valutare e reagire al contesto, esibire aspetti dell' intelligenza artificiale, come l'apprendimento, e possono comunicare e cooperare con altri agenti (Wikipedia, 2013b: np).

Nel commercio, software "agenti di offerta" sono già in grado di superare gli esseri umani al punto che questi ultimi stanno sul punto di perdere il privilegio di essere gli unici agenti economici del pianeta (Kephart, 2002: 7207). La capacità di tali entità nel creare "una perfetta concorrenza" nei mercati elettronici le rende le preferite per gli economisti influenzati dalla scuola austriaca (Mirowski, 2002). Come acquirenti e venditori pre-programmati in grado di elaborare grandi quantità di dati di mercato, gli agenti software hanno trasformato il commercio elettronico a causa della loro capacità di cercare rapidamente in Internet, identificare le migliori offerte, aggregare queste informazioni per gli utenti, o, addirittura, effettuare acquisti autonomamente. Tuttavia, l'arena in cui tale agenti veramente eccellono è nel settore finanziario, dove il trading ad alta frequenza è interamente dipendente da software "bot" in grado di rispondere alle possibilità di negoziazione in millisecondi.

Non si può fare a meno di chiedersi, però, cosa accadrebbe se gli agenti software potessero essere usati per un diverso scopo? Notando che i modelli a Sistema Multi-Agente possono essere pensati come mezzo per rispondere a problemi di allocazione di risorsa, Don Greenwood (2007: 8) ha suggerito che essi potrebbero essere orientati verso la soluzione del "problema del calcolo socialista". Come strumenti di pianificazione, i sistemi multi-agente, egli osserva, hanno il vantaggio sui mercati reali che "gli obiettivi e i vincoli affrontati dagli agenti possono essere pre-specificati dal progettista del modello '(Greenwood, 2007: 9). È possibile progettare agenti con macro obiettivi che vadano oltre la massimizzazione di interessi individuali; due dei principi di "welfare" che gli economisti hanno provato ad incorparare sono l'uguaglianza e la protezione dell'ambiente.

Forse, allora, dovremmo prevedere che i ripetuti cicli di decisione-pianificazione democratica, non siano solo discussi e deliberati nei social media, ma in parte delegati ad una serie di agenti software comunisti, che assorbono le richieste rilevanti del processo, corrono al ritmo degli algoritmi del trading ad alta frequenza, si infilano fra le reti ricche di dati, fanno delle raccomandazioni ai partecipanti umani ("se ti è piaciuta la geo-ingegneria più le nanotecnologie, ma non il piano quinquennale sul nucleare, allora si potrebbe ... "), comunicando e collaborando tra loro a vari livelli, preprogrammati a soglie specifiche e a configurazioni di decisione ("tenere le emissioni di CO2 inferiori a 300 parti di un milione, aumentare i redditi della bassa quintile ... e nessun aumento delle ore di lavoro necessarie per una tazza di caffe").

Nell'era degli automi, questo può essere quello a cui può assomigliare un consiglio di lavoratori.

Automi, copie e replicatori
Ma alla fine, è veramente necessaria la pianificazione? Gli schemi di pianificazione centralizzata, neo-socialista e le loro versioni consiliari decentrate, connesse in rete, vedono entrambi i computer come strumenti di calcolo, uno strumento di misura, in particolare per misurare il lavoro: il loro scopo è quello di abolire lo sfruttamento capitalista restituendo ai lavoratori il pieno valore del loro tempo di lavoro. Vi è, tuttavia, un'altra linea di futurismo comunista che concepisce i computer non tanto come strumenti di pianificazione quanto come macchine di abbondanza.

Ci sono, potremmo dire, due modi per battere la "catallaxy" capitalista di Hayek. Uno è quello di superarla con il calcolo. L'altro è quello di farla saltare: la scarsità viene sostituito con l'abbondanza, ponendo fine alla necessità di prezzi o di pianificazione. Per i marxisti, l'abbondanza produce la transizione dalla fase "inferiore" del comunismo, che ancora deve cimentarsi con problemi di scarsità, alla fase superiore in cui "da ciascuno secondo le le sue capacità, a ciascuno secondo i suoi bisogni ". Una popolare metafora per le condizioni tecnologiche necessarie per quest'ultimo momento è il replicatore di Star Trek che automaticamente, e con una energia illimitata, provvede ai bisogni umani (Fraise, 2011). Questo saggio non vuole giudicare quale livello di soddisfazione dei bisogni dovrebbe essere considerato sufficiente, o quale combinazione di crescita e di redistribuzione è adeguato per raggiungerlo: questo sicuramente sarebbe il problema da affrontare per i pianificatori collettivi del futuro. Esso, tuttavia, identifica tre tendenze cibernetiche che puntano verso la fase "superiore" del comunismo: l'automazione, la copia e la produzione peer-to-peer.

L'automazione è stata un tema centrale nell'immaginazione comunista. Classico è l'ormai famoso "frammento sulle macchine" nei Grundrisse, dove, osservando la fabbrica della sua epoca, Marx (1973: 690-711) predice che la tendenza del capitale a meccanizzare la produzione farà, distruggendo il bisogno di lavoro salariato, saltare l'intero sistema. Il fondatore della cibernetica, Norbert Weiner (1950), vide come la sua conseguenza principale sarebbe stata l'eliminazione di posti di lavoro a beneficio dei computer. Questa tesi della fine del lavoro digitale è stata sviluppata molto senza mezzi termini da pensatori come André Gorz (1985) e Jeremy Rifkin (1995). Nel corso della fine del ventesimo secolo, tuttavia, il capitale ha notevolmente evitato questo scenario. Lontano dall'automatizzare completamente il lavoro, esso ha sia cercato serbatoi globali di mano do'opera a basso costo, sia seguito un "marcia attraverso i settori" che spinge ad un avanzamento della mercificazione del lavoro nei settori dell'agricoltura, dell'industria e dei servizi.

Dal 2000, tuttavia, il dibattito sull'automazione è ripreso. Continue riduzioni dei costi informatici, miglioramenti nelle tecnologie visive e tattili, gli investimenti militari delle guerre post 11 settembre in droni e veicoli autonomi, e le richieste salariali da parte dei lavoratori in Cina, India e altre fonti di manodopera in precedenza a basso costo hanno stimolato una "nuova ondata di robot ... molto più abili di quelli oggi comunemente utilizzati dai produttori di automobili e di altre industrie pesanti, più flessibili e più facile da programmare, che ora stanno sostituendo i lavoratori non solo nella produzione, ma nei processi di distribuzione, di circolazione e di servizio come i magazzini, i call center e anche l'assistenza per anziani" (Markoff, 2012: np). Gli economisti Erik Brynjolfsson e Andrew McAfee (2011: 9), del Massachusetts Institute of Technology, hanno suonato l'allarme che il ritmo e la portata di questo sconfinamento nelle abilità umane "sta raggiungendo un nuovo livello" con "profonde implicazioni economiche". Queste preoccupazioni sono state riprese da economisti famosi (Krugman, 2012).

All'interno del capitale, l'automazione minaccia i lavoratori con la disoccupazione e l'accelerazione della produzione. Se, tuttavia, non ci fosse una tendenza dominante strutturale ad incrementare le produttività tale da portare alla disoccupazione o ad una maggiore produzione senza riduzione del tempo di lavoro, l'automazione potrebbe sistematicamente condurre ad un minore tempo speso nei luoghi di lavoro formali. In un quadro comunista che garantisse l'accesso al valore d'uso dei beni e servizi, la robotizzazione creerebbe la prospettiva di un passaggio dal regno della necessità ad uno di libertà. Si reintroduce l' obiettivo - abbandonato sia all'interno dell'esperimento sovietico stakanovista sia nel sindacalismo occidentale che punta all'incremento dei salari, di liberare tempo dal lavoro, con tutto ciò che comporta in termini di auto-sviluppo umano ed impegno comunitario.

La stima di Juliet Schor (1991) è che, se i lavoratori americani avessero guadagnato dagli incrementi di produttività dagli anni '50 non in salario ma in tempo libero, nel 2000 avrebbero lavorato una ventina di ore a settimana. Questo indica la scala di un possibile cambiamento. Nella politica della sinistra sono recentemente comparse proposte per un "reddito di cittadinanza".

Ci sono certamente critiche da muovere a queste posizioni nel momento in cui esse sono sostenute come strategia riformista, col rischio di diventare soltanto una razionalizzazione del welfare che supporta la precarietà neoliberista. Ma sarebbe difficile da immaginare un futuro comunista sensato che non avese adottato tali misure per ottenere la riduzione del tempo di lavoro socialmente necessario, fatto reso possibile dai progressi della scienza e della tecnologia, eliminando il problema del calcolo di Hayek, togliendo ad esso la capitalistica merce primaria, la forza lavoro.[...]


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