"Nel maestro, il nuovo e significativo si sviluppa in mezzo al letame delle contraddizioni; egli ricava violentemente la legge dai fenomeni contraddittori. Le contraddizioni stesse che stanno alla base testimoniano la ricchezza del fondamento vivo da cui egli ricava la sua teoria. Per il discepolo la cosa è diversa. La sua materia prima non è più la realtà, ma la nuova forma teoretica in cui il maestro l’ha sublimata. Sia l’opposizione teoretica degli avversari della nuova teoria, sia il rapporto spesso paradossale di questa teoria con la realtà, lo spronano al tentativo di confutare la prima e di eliminare, spiegandolo, il secondo. In questo tentativo si avviluppa esso stesso in contraddizioni, e mentre cerca di risolverle egli manifesta l’ iniziale dissoluzione della teoria, di cui è il rappresentante dogmatico"
Per anni mi sono arrovellato sul perchè gli epigoni marxiani sono stati, tranne pochi, così al di sotto dei maestri, poi il dilemma l'ha risolto Marx stesso.
La cosa vale per gli intellettuali velatamente o meno portavoci della borghesia, quale che sia la fazione (economica, politica, culturale) a cui fanno riferimento. Uno sguardo a volo d' angelo (perchè di sguardo umano e non di uccello c'è bisogno) su questa disumanità radicale gli è precluso essendo essi stessi, falchi e colombe, progressisti o fieramente reazionari, epigoni oramai secolarizzati che si rispondono tra loro e non più alla realtà complessiva. La schiettezza degli osservatori classici, i maestri, è persa per sempre.
Bisogna fare da sè, la questione degli intellettuali è così marcia da risultare noiosa, conquistare uno sguardo nuovo non è appunto questione puramente culturale, d' istruzione o di intelligenza.
Per anni mi sono arrovellato sul perchè gli epigoni marxiani sono stati, tranne pochi, così al di sotto dei maestri, poi il dilemma l'ha risolto Marx stesso.
La cosa vale per gli intellettuali velatamente o meno portavoci della borghesia, quale che sia la fazione (economica, politica, culturale) a cui fanno riferimento. Uno sguardo a volo d' angelo (perchè di sguardo umano e non di uccello c'è bisogno) su questa disumanità radicale gli è precluso essendo essi stessi, falchi e colombe, progressisti o fieramente reazionari, epigoni oramai secolarizzati che si rispondono tra loro e non più alla realtà complessiva. La schiettezza degli osservatori classici, i maestri, è persa per sempre.
Bisogna fare da sè, la questione degli intellettuali è così marcia da risultare noiosa, conquistare uno sguardo nuovo non è appunto questione puramente culturale, d' istruzione o di intelligenza.
mi pareva di averlo già letto, eh
RispondiEliminac'hai visto giusto anche stavolta!
RispondiEliminaNon sarebbe male, per noi discepoli, fosse ivi indicato il riferimento bibliografico da cui è tratto il passo.
RispondiEliminastoria delle teorie economiche III, il libro l'ho riportato non so essere più preciso
RispondiEliminaLuca, cazzo, che commento ingessato
E pensare che volevo risultar leggiadro! Abbi pazienza, sarò più sciolto prossimamente.
Eliminaciao
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