domenica 23 aprile 2017

1917: Bene!




Ma come? L'evento proletario per eccellenza lo liquidi con tre poesiole -di cui l' ultima un pochetto reazionaria? Bhe, diciamo che ci volevo pensare sopra e che volevo leggermi qualche libro prima di sputare qualche sentenza. Si sa, i marxisti non aspirano ad altro, nonostante la dialettica. In questo centenario quel che a me appare è che il bolscevismo è venuto come è venuto per le condizioni che ha trovato e di cui era figlio. Ma mi sembra anche sempre più inutilizzabile per i nostri scopi. Scopi, per come li intendo, che mirano ad umanizzare l' esistenza degli individui, incompatibili in particolare con l’ aspetto poliziesco e militare che prese l' Ottobre fin da subito. Non mi sto scordando la guerra mondiale e poi la guerra civile, la fame, non sto appellandomi ad un generico deficit di democrazia, governare l' oggettività sociale è un mestiere in cui si rimarrà sempre apprendisti. Epperò se due giganti come Lenin e Trotski si fecero ben presto prendere la mano, cosa faremmo noi? E' un aspetto che la storia non si scorderà di riproporre, Kronstadt un esempio.---



Vi sono nell'esperienza dei grandi poeti tali tratti di naturalezza che non si può, dopo averli conosciuti, non finire con una mutezza completa. Imparentati a tutto ciò che esiste, convincendosi e frequentando il futuro nella vita d'ogni giorno, non si può non incorrere alla fine, come in un'eresia, in un' incredibile semplicità. Ma noi non saremo risparmiati, se non sapremo tenerla segreta. Più d'ogni cosa è necessaria agli uomini,  ma essi intendono meglio ciò che è complesso. *



[...] Tutto
che in noi
ha inculcato l'antica schiavitù,
tutto
che, sciame di meschinità,
s'è posato
e si posa sulla vita,
persino nel nostro ordine
imbandierato di rosso,
Non vi darò la gioia
di vedermi
placato sotto un colpo.
Né presto intonerete, dietro a me,
il riposi in pace al mio talento:
Mi avranno
soltanto
con un colpo alle spalle.
I d'Anthès non mireranno alla mia fronte.
Quattro volte invecchierò,
quattro volte sarà ancora giovane,
prima di scendere nella tomba
Ovunque io muoia,
morirò cantando.
Ovunque io cada,
lo so,
sarò degno di giacere
con chi è caduto sotto la rossa bandiera.
Ma, comunque vada,
la morte è sempre morte.
È spaventoso non amare,
terribile non osare più.
C'è per tutti un colpo,
per tutti un coltello.
Ma per me che cosa?
E quando?
Nell'infanzia forse,
sul fondo,
ritrovo in tutto
dieci giorni discreti..[...] **

L'uragano è passato. Pochi di noi son salvi.
Mancano molti all'appello degli amici.
Son tornato al mio paese abbandonato,
dal quale fui lontano otto anni.
Ma chi chiamare? Con chi dividere
la triste gioia d'essere ancora vivo?!...
Qui perfino il mulino -uccello di travi
dall'unica ala -sta fermo con gli occhi serrati.
Nessuno qui mi conosce, e m'ha dimenticato
da tempo chi mi ricordava.
Dov'era un tempo la casa paterna
giace ora la cenere e uno strato
di polvere stradale.
E la vita ribolle.
Intorno a me vanno e vengono
 volti giovani e vecchi.
Ma nessuno io posso salutare,
negli occhi di nessuno trovo asilo.
E nella testa mi sciamano i pensieri:
Cos'è la patria?
È mai possibile, soltanto sogni?
Quasi per tutti qui sono un tetro pellegrino
Dio sa di quale lontana contrada.
E sono io!
Cittadino d'un villaggio,
che avrà fama soltanto perché
qui una volta una donna ha partorito
uno scandaloso poeta russo.
Ma la voce del pensiero parla al cuore:
«Rinsavisci! Di che ti sei offeso?
Risplende solo la nuova luce
d'un'altra generazione fra le capanne.
Cominci ormai un poco a sfiorire,
altri giovani cantano altre canzoni,
e saranno, magari, più interessanti:
ormai non soltanto il villaggio
ma tutta la terra è loro madre".
Ahi patria! Come son diventato ridicolo,
sulle guance incavate vola un secco rossore.
Il linguaggio dei miei concittadini
mi sembra tanto estraneo, che mi trovo
nel mio paese come un forestiero.
[... ]
Ecco com'è il paese! .
Perché ho gridato
in versi che son tutt'uno col popolo?
Qui la mia poesia non è più necessaria,
e forse io stesso non sono necessario.
Ebbene!
Perdona, rifugio natale.
D'averti servito già mi basta.***






* Estratto da: B. Pasternak  - Le Onde - 1931
** Estratto da: V. Majakovskij - Di Questo - 1922
*** S. Esenin - La Rus' Sovietica - 1924

2 commenti:

  1. che t' aspetti da uno che si chiama "lo zittito"?

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  2. Un po' di loquacità ;-)
    Perché tu riprenda a postare qui, naturalmente.

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